Nichelino, coppia gay perseguitata dopo l’unione civile

"Non è un caso isolato purtroppo, situazioni come queste succedono molto più spesso di quanto si sappia o si pensi. È difficile".

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torino i genitori non accettano l'omosessualità lui tenta il suicidio
Il ragazzo, appena 25enne, era reduce da mesi di minacce e scontri contro l'omofobia dei genitori.
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Giorgio e Andrea sono una coppia che vive a Nichelino, comune italiano con poco meno di 50.000 abitanti della città metropolitana di Torino, in Piemonte. Il primo lavora in un’attività commerciale, mentre il secondo è impiegato. Dalla pagina de LaStampa Giorgio e Andrea hanno voluto denunciare il clima di odio che vivono sulla propria pelle da quando si sono uniti civilmente. Sabato scorso l’ultimo episodio.

“Eravamo in via XXV Aprile, vicino ad alcuni negozi. Volevamo andare a vedere la vetrina di un rivenditore di oggettistica per farci qualche idea su cosa regalare ai nostri cari. Noi li facciamo un po’ prima, non ci piace arrivare sotto le Feste con ancora dei dubbi. Stavamo camminando ognuno per conto suo, non eravamo mano nella mano, men che meno abbracciati. Ad un tratto ci affianca una macchina e dal finestrino spunta una testa e ci insulta. Sentiamo nitidamente quella parola: ricchioni, con tono di ribrezzo”.

Giorgio si sente quasi in dovere di rimarcare come non fossero mano nella mano, o abbracciati. Come se fosse illegale, in questo Paese che vira sempre più verso destra, abbaracciare in pubblico il proprio compagno o la propria compagna se appartenenti alla comunità LGBTQIA+, tener lui/lei la mano. Ma il clima che si percepisce, in strada, nelle case, è proprio questo, con l’omobitransfobia diventata bollettino quotidiano.

“L’ho solo intravisto quando ho sentito la parola, perché poi la macchina ha svoltato per una traversa allontanandosi in fretta e furia“, ha proseguito Giorgio. “Credo mi abbia riconosciuto da lontano, lavoro in un negozio e magari, chissà, è stato pure mio cliente. Non trovo altre spiegazioni“.

Andrea, furioso, ha provato a rincorrere l’auto, prima che fosse proprio Giorgio a fermarlo, onde evitare che la situazione degenerasse.

“Ha idea quante volte ho dovuto servire dei clienti che mi hanno insultato in modo simile? Una volta una persona mi ha detto che l’articolo appena vendutole era troppo caro. E che ero buono solo ad essere. …ci siamo capiti. Non è un caso isolato purtroppo, situazioni come queste succedono molto più spesso di quanto si sappia o si pensi. È difficile. Ecco perché abbiamo deciso di raccontare quanto accaduto. L’auspicio è che quanto successo a noi tenga alta l’attenzione su questo problema”.

Checché ne dica la ministra alle pari opportunità Roccella, secondo cui in Italia oggi non c’è omofobia, le aggressioni fisiche e verbali sono all’ordine del giorno. La scorsa settimana Pietro, 13 anni appena e da tempo deriso per il proprio presunto orientamento affettivo, si è impiccato nella propria abitazione. Ma la notizia, tolta Luciana Littizzetto che ha voluto scrivere una commovente lettera in memoria del ragazzo, è passata quasi inosservata, tra telegiornali e quotidiani nazionali.

Eppure il bollettino omobitransfobico nazionale si aggiorna a cadenza quasi quotidiana. Nell’ultimo mese e mezzo ci sono stati due giovani aggrediti con un coltello a Trento,  ad Andria calci e pugni a un 18enne omosessuale, a Torino è stato chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di un padre che ha rovinato la vita al figlio 14enne, solo perché gay. Se a Roma, a metà ottobre, sono piovuti insulti su una coppia gay dopo la disdetta di una prenotazione, a Milano una coppia gay è stata pestata da tre uomini, mentre a Torino tre giovani sono entrati nella sede di CasArcobaleno urlando insulti omobitransfobici, in Molise una 30enne è stata aggredita perché lesbica, a Pavia una donna trans è stata presa a pugni, a Foggia un padre ha preso a pugni il figlio perché omosessuale e a Biella una donna è stata rinviata a giudizio perché picchiava con il matterello il figlio gay di 17 annui.

Senza dimenticare la transfobia, che vede l’Italia come il Paese d’Europa con più crimini verso persone trans*  insieme alla Turchia.

 

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