Difesa da Simone Pillon, Silvana De Mari perde anche in Cassazione: ha diffamato la comunità LGBTQIA+

L'ex medico aveva detto "il movimento LGBT vuole diffondere la ped*filia". E ora dovrà pagare.

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Fresca di radiazione dall’Ordine dei Medici, Silvana De Mari è stata definitivamente condannata in Cassazione, che ha rigettato il ricorso contro la sentenza d’appello con cui l’ex medico era stata condannata per diffamazione aggravata per la frase “il movimento LGBT vuole diffondere la pedofilia“. A darne notizia il Coordinamento Torino Pride, assistito e rappresentato dall’avv. Nicolò Ferraris, insieme al suo collega Gabriele Filippo.

Nel 2017 il Coordinamento aveva querelato De Mari e si era poi costituito parte civile insieme all’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+, rappresentata dall’avv Michele Potè. Silvana De Mari è stata condannata anche al pagamento delle spese di lite quantificate in € 3500,00 euro oltre accessori per ciascuna parte civile. I giudici hanno riconosciuto la legittimità in capo al Coordinamento della rappresentanza dei movimenti LGBTQIA+ e hanno confermato anche la condanna di Silvana De Mari al pagamento di una somma provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti del Coordinamento quale risarcimento del danno già provato nel giudizio penale.

Sabato al Torino Pride festeggeremo questa importante sentenza, seppur senza l’importante aggravante che ci sarebbe stata con una legge contro l’omo-lesbo-bi-trans-intersex-a-fobia. Nel frattempo possiamo già annunciare che questi soldi verranno in parte devoluti a tre diverse realtà: al TOHOUSING, gestito dall’ Associazione Quore, che si occupa di persone LGBTQIA+ senza fissa dimora perché – spesso – cacciate di casa dalle proprie famiglie, o recentemente fuggite dalla guerra in Ucraina, perchè alla propaganda d’odio rispondiamo con l’accoglienza della comunità; alle compagne e compagni di Extinction Rebellion Torino e Non Una di Meno – Torino, come piccolo fondo per la copertura delle spese legali, perché a chi tenta di zittirci trovi in risposta la forza della rete, e infine, guardando lontano, alle realtà che organizzano i Pride in quei paesi dove è più difficile, perché sappiano che la nostra comunità non ha frontiere“, hanno commentato dal Coordinamento Torino Pride, atteso sabato pomeriggio in piazza tra le polemiche sulle bandiere.

A difendere Silvana De Mari in Cassazione l’amico Simone Pillon, che su Twitter, prima della sentenza, aveva scritto: “La libertà di parola è un potente baluardo contro il pensiero LGBT. Mi auguro che la Corte voglia proteggere il diritto di criticare le ideologie. Vedremo come andrà, pronti a ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani”.

Pillon e De Mari, la Corte Europea dei Diritti Umani vi aspetta.

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