Torino Pride 2023, “Non ci interessa il patrocinio della Regione. Madrine e padrini sono tutti i partecipanti LGBTQIA+”

Per il lancio del Torino Pride di sabato 18 giugno abbiamo intervistato il coordinatore Marco Alessandro Giusta.

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Sabato pomeriggio si terrà il Torino Pride, con partenza alle ore 16:30 in corso Vercelli 15 e un nuovo percorso che prenderà vita dal quartiere Aurora, di fronte la Circoscrizione 7, per poi concludersi al Parco del Valentino in viale Virgilio, dopo aver attraversato viale Emilia, corso Brescia, via Bologna, corso XI Febbraio, corso Regina (tratto su controviale), rondò Rivella, corso San Maurizio, lungo Po Cadorna, lungo Po Diaz e corso Cairoli.

Per il lancio del Torino Pride 2023 abbiamo intervistato il coordinatore Marco Alessandro Giusta.

Torino Pride 2023, "Non ci interessa il patrocinio della Regione. Madrine e padrini sono tutti i partecipanti LGBTQIA+" - Torino Pride 2023 manifesto - Gay.it

Partendo dalla stretta attualità, quali patrocini avete avuto?

Abbiamo il patrocinio della città di Torino, del comune di Torino e della città metropolitana. Poi abbiamo il patrocinio dell’Università degli studi di Torino, del politecnico di Torino, dell’accademia albertina e da quest’anno dell’ordine professionale degli infermieri“.

E il patrocinio della Regione Piemonte?

Non ce l’abbiamo. Da quando la regione è governata dal centrodestra ce lo negano. Quest’anno abbiamo deciso di non chiederglielo. Non ci interessa il patrocinio di una regione che decide di tagliare sul welfare, che ha portato la sanità al collasso, che infila le associazioni pro vita nei consultori e le finanza con un milione, che non costruisce politiche di contrasto al cambiamento climatico, che sostiene e patrocina iniziative di realtà che fanno dell’attacco alla 194 e all’autodeterminazione la propria bandiera, e che quotidianamente attacca le minoranze oppresse. Il patrocinio rappresenta una forma di adesione e riconoscimento (in questo caso) ad una manifestazione: crediamo che il Pride debba essere libero dall’apprezzamento di chi vorrebbe riportarci nel silenzio e nella paura“.

I rapporti con la giunta comunale e il sindaco Stefano Lo Russo, invece, come sono?

A Torino c’è da sempre una grande collaborazione istituzionale, anche con questa giunta e con questo sindaco. Chiaro che ci possono essere delle differenze di visione e di vedute. Ognuno fa il suo mestiere, la politica porta avanti le istanze politiche e il movimento le proprie, ma il clima di collaborazione è sempre positivo. Ovviamente noi abbiamo sollevato, insieme a Famiglie Arcobaleno, il tema della registrazione delle trascrizioni dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali. Su questo abbiamo delle posizioni diverse. La nostra richiesta è che il sindaco ricominci a iscrivere e a trascrivere, dall’altra parte abbiamo rilevato la decisione del sindaco di costruire questa importantissima giornata dedicata al tema dei diritti con i sindaci di tutta Italia per sollevare con forza il tema politico al governo e al parlamento, che è poi l’ente deputato di costruire la famosa legge sui figli delle coppe omogenitoriali e sul matrimonio egualitario“.

Anche perché Torino, con l’ex sindaca Chiara Appendino, ha fatto da apripista alle registrazioni dei figli delle coppie omogenitoriali.

Assolutamente, aggiungo che con il comune c’è una collaborazione precisa e costante. Sui servizi, sulle attività, sui mezzi pubblici, c’è un aiuto assolutamente positivo che riconosciamo sia sul fronte politico che dalla parte dei funzionari di Torino che ci hanno sempre aiutato nella costruzione di questo evento che è il Torino Pride“.

Torniamo all’attualità e guardiamo alle madrine/padrini. Ci sarà anche per il Torino Pride?

Noi non ne abbiamo praticamente mai avute. Perché da un lato è difficile avere incarnata all’interno di una figura di madrina/padrino tutti gli ideali, i valori e le sfumature che partecipano ai Pride. L’idea di una madrina/padrino è un po’ vecchia, serviva forse nel momento in cui occorreva dare un’immagine pubblica che rompesse un po’ lo schema del Pride. Oggi come oggi le madrine e i padrini del Pride sono le persone della comunitò LGBTQIA+ che partecipano al Pride. Non c’è miglior ambasciatore delle persone che portano sè stesse al Pride“.

Quale messaggio vuole inviare alla politica nazionale, il Torino Pride?

Ci sono temi strettamente connessi alla comunità LGBTQIA. Quello dei figli delle famiglie arcobaleno è fondamentale, così come l’accesso ai percorsi di transizione per le persone trans al momento chiuse all’interno di un collo di bottiglia che dovrebbe essere maggiormente aperto, in un’ottica di completa depatologizzazione di quel tipo percorso. Chiediamo a livello locale il potenziamento dei servizi e a livello nazionale un miglioramento della legge 164 nell’ottica del consenso informato. Una legge contro l’omobilesbotransintersexafobia. Allargando questa visione, puntiamo al tema della convergenza delle lotte, dell’intersezionalità. Ragioniamo sul tema dell’abilismo, stiamo lavorando molto con il disability pride, abbiamo provato a creare convergenze con i temi delle persone razionalizzate, con le lotte di Non una di Meno. Scendere in piazza con il Pride significa lottare per i diritti LGBTQIA+ mettendo il focus anche con le alleanze che si possono costruire, coinvolgendo altre distanze, richieste“.

Torino sempre più capitale dei diritti, con la possibilità di ospitare l’EuroPride nel 2027. A che punto siamo con la candidatura?

La persona a cui si devono tutti i ringraziamenti per questo percorso è Alessandeo Battaglia, mio precedessore, che ha voluto indirizzarci verso una prospettiva europeo facendoci ospitare nel 2022 l’EPOA Annual General Meeting. I feedback ricevuti da questa conferenza da parte dei partecipanti sono stati molto positivi. Torino è piaciuta molto, la collaborazione è stata letta in termini positivi e questo ci dà la speranza che il nostro dossier, che presenteremo a Cardiff nell’ottobre del 2024, abbia un riscontro reale. Noi ci candidiamo ad ospitare l’EuroPride con una riflessione che stiamo facendo a 360° sui diritti. Con l’EuroPride vorremmo accendere i riflettori dell’Europa su tanti diritti che stiamo incardinando all’interno dei nostri manifesti. La bellezza, la grandezza, l’importanza di un EuroPride ospitato a Torino avrebbe valore anche per segnalare quel che sta accadendo in Italia e in Europa in determinati Paesi. Faccio un esempio pratico. Uno dei temi che è emerso è il tema del diritto all’accesso della casa. Le persone con disabilità, le persone razzializzate, le persone LGBTQIA+ hanno tutte enormi difficoltà ad accedere alla casa, magari in affitto. Eppure dovrebbe essere un diritto fondamentale. Ed è qui che c’è bisogno di creare convergenze, costruendo condivisioni di percorsi e mondi ideali, agendo in situazioni concrete in cui alcuni tipi di oppressioni e discriminazioni vanno ad agire sulla vita di tante persone così diverse eppure accumunate da questo problema. Bisogna provare ad affrontarlo in maniera sistemica“.

Un eventuale EuroPride che arriverebbe al termine di un quinquennio di un governo di destra che fa non poca paura.

Esatto. L’EuroPride di Torino coinvolgerebbe non solo la città di Torino ma anche le regioni più vicine come Liguria e Val d’Aosta, senza dimenticare tutte le altre realtà iscritte all’Epoa in tutta Italia, in modo che la candidatura di Torino non riguardi solo una città ma sia nazionale, coinvolgendo l’intero Paese“.

Vuoi aggiungere altro in relazione all’imminente Torino Pride?

Sì, noi stiamo lavorando tantissimo sul tema dell’accessibilità. Stiamo lavorando con le serate in modo che siano sempre più accessibili, per costruire situazioni di maggiore attenzione a livello locale. L’intero percorso è stato mappato, con l’inserimento di bagni pagati di tasca nostra, i pulmini che possano accompagnare le persone, per rendere il Pride sempre più accessibili e a tutte e a tutti“.

Il sindaco Stefano Lo Russo parteciperà al Torino Pride?

“Certamente, parteciperà con la fascia”.

Chi parlerà dal palco?

Daremo spazio non solo alle associazioni LGBTQIA+ che compongono il coordinamento Torino Pride ma anche a tante altre realtà. Il Pride muove centinaia di migliaia di persone, è un megafono eccezionale, parlare ad un Pride vuol dire avere un’immensa cassa di risonanza. Noi lo viviamo come una responsabilità, come un privilegio, e dobbiamo riconoscere anche delle prese di parola e posizione da parte di altre minoranze oppresse che in questo momento hanno bisogno di potersi esprimere“.

Foto cover: FB Torino Pride, Andrea Maieli

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