Marinai e cowboy, gatti magici e creature degli abissi, serpenti, donne, uomini e bambini. L’Iran e l’America, il mare, i Balcani e il Far West: ecco alcune delle migliori novità letterarie a tema LGBT+.
1) McGlue, Ottessa Moshfegh, Feltrinelli
Quella di Ottessa Moshfegh è, a oggi, una delle voci letterarie più importanti del pianeta. Il suo romanzo più celebre, Il mio anno di riposo e oblio, è stato pubblicato in Italia, da Feltrinelli, nel 2019 e non ha mai smesso di far discutere e di inquietare, di divertire anche e di alimentare il dibattito culturale. Sarà che anticipava i temi che saranno diventati tipici del mondo pandemico e postpandemico – l’isolamento, l’autoannullamento, la fuga dal mondo – e sarà che è riuscito a puntare il tallone sul nervo scoperto di un’intera generazione. Sarà anche – e soprattutto, direi io – che Moshfegh scrive come una scrittrice, si muove nel mondo come una scrittrice. Ha una visione, un immaginario tutto suo, mutevole ma in sé sempre coerente. Un immaginario che germinava già nel suo primo scritto, la novella McGlue, che sempre Feltrinelli pubblica proprio in questi giorni, per la prima volta, anche da noi. Il titolo deriva dal nome del protagonista, un marinaio che, d’improvviso, si sveglia incatenato nella stiva della nave per cui lavora. McGlue è stordito dall’alcol e non ricorda cosa è successo, ma tutto sembra remare contro di lui. Ha ucciso – così dicono – il suo compagno di bordo, Johnson, che è anche l’uomo di cui è innamorato. Senza frenare di fronte all’abisso, la scrittrice alimenta una voce narrante ambigua e infedele, che circuisce chi legge e non lo libera più.
2) Il mio gatto Jugoslavia, Patjim Statovci, Sellerio
I temi sono quelli che a cui Pajtim Statovci ci ha già abituati: il caos dell’identità, la guerra come sfondo e come germe, la ricerca di sé, i confini (del sé e del mondo) costretti alla fissità, mentre desiderano gli scavalcamenti e le fusioni. Il mio gatto Jugoslavia è l’esordio letterario di Statovci, che arriva in Italia dopo il successo di Le transizioni e Gli invisibili, e custodisce in sé la voce magica che Statovci è poi riuscito ad affinare. Al centro della storia, ambientata nei Balcani degli anni Ottanta, c’è una donna, Emine, che lascia una Jugoslavia dilaniata dalla guerra per cercare rifugio e nuova vita in Finlandia, dove il figlio, Bekim, si troverà a crescere da immigrato e giovane omosessuale. La città, a lui sempre così estranea e straniera, lo fa scivolare nel turbine dei corpi e delle dating app. Come anche il protagonista di Le transizioni, Bekim si inventa altre identità, si finge russo e diverso, per provare a trovarsi. Nel frattempo, rimane solo. Al suo fianco, c’è solo un serpente, un boa, che gli abita accanto, che gli striscia accanto. Poi un gatto, quello del titolo, irriverente e misterioso, che lo guiderà in un viaggio a perdifiato tra i fantasmi del passato.
3) Le nostre mogli negli abissi, Julia Armfield, Bompiani
Leah è una biologa marina. Mira, sua moglie, invece, è una scrittrice. Insieme, vivono in Inghilterra un’esistenza tranquilla e privilegiata. Tutto cambia, però, quando Leah riemerge dall’acqua, all’indomani di una delle spedizioni più impegnative di tutta la sua carriera. C’è qualcosa, laggiù, al cospetto degli abissi, che la tormenta e la ossessiona. C’è qualcosa che la chiama a sé, che non le lascia tregua. Tutto in Leah, così, inizia a cambiare. Cambia la sua pelle, cambiano il suo corpo e le sue abitudini. Qualcosa la tiene lontana dalla moglie e dal mondo, dalla vita per come la conosceva. Un abisso, forse. Una memoria traumatica. Mira, intanto, prova a capirci qualcosa. A chiedersi cosa ne è stato della moglie che conosceva e cosa ne sarà della vita che si sono costruite, del loro amore, del loro matrimonio. Dopo Mantide, un’incredibile raccolta di racconti, Julia Armfield torna – in Italia sempre per Bompiani – con un romanzo weird e psichedelico, romantico e perturbante, che tiene insieme la vita e la morte, l’Eros e l’orrore: Le nostre mogli negli abissi.
4) Le spietate, Claudia Cravens, NN Editore
Siamo in Arkansas nel 1877. Bridget Shaughnessy ha solo sedici anni quando capisce di doversela cavare da sola: suo padre, infatti, l’unica persona su cui credeva di poter contare, muore accidentalmente per il morso di un serpente, mentre è in viaggio, proprio con la figlia, verso il Kansas. Bridget conclude la traversata da sola e arriva a Dodge City, dove cattura – anche a causa della sua chioma rossa – l’attenzione dei proprietari del Buffalo Queen Club, un locale notturno pensato per i piaceri carnali dei cowboy. Il sex work diventa un’occasione di conoscenza di sé: Bridget scopre il suo piacere e i suoi desideri. A metà strada tra un film di Tarantino e un romanzo di Larry McMurtry, Le spietate di Claudia Cravens rilegge sorprendetemente gli stilemi del western in chiave queer e femminista.
5) Ventre sepolto, Aliyeh Ataei, Utopia
Ventre sepolto è un romanzo raffinatissimo e commovente, che racconta, ambientandola a Teheran, una storia di lutti e di epifania del sé. L’incipit non lascia tregua a chi legge: Mani è disperato, mentre vaga per la città. Sua sorella è scomparsa e non sembra aver lasciato indietro neanche la più minima traccia di sé. Il peregrinare urbano di Mani per la città, che riporta alla memoria Leopold Bloom e Clarissa Dalloway, più che condurre al corpo della scomparsa, porta in luce una verità inabissata. Il suo smarrimento è plurale: a tormentarlo non sono la tragedia della perdita e la crisi matrimoniale. A tormentarlo è la voce che gli scava dentro. Una voce nuova, una voce di donna. Mani è quella donna, finalmente lo sta capendo.
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