Da sola sul palcoscenico con un pianoforte grancoda, la figura straordinariamente disegnata dalle luci, Diamanda Galás si presenta come un personaggio formidabile. I suoi concerti, che avremo occasione di vedere a Torino e Pisa in gennaio, hanno poco a che vedere con quello cui siamo abituati: d’altronde, la Galas è decisamente una figura atipica nel panorama musicale mondiale.
Nata a San Francisco da genitori di origine greco-ortodossa che la indirizzano alla musica, assecondando la sua naturale inclinazione, Diamanda Galas fin dalla più tenera età ha studiato il pianoforte e, successivamente, ha sperimentato molteplici forme musicali, perfezionandosi all’Università della California. Poco più che ventenne, sperimenta quello che lei chiama “il suo lato oscuro”, che sarà fonte di ispirazione per i suoi lavori futuri.
Questa diva dai molteplici linguaggi, dalla disperazione lirica alle brillanti, momentanee redenzioni, presenta i messaggi delle affascinanti anime perdute della poesia e della canzone internazionale – manifesti del tormento e della redenzione.
Ha composto opere ispirate agli stermini delle popolazioni armene e alla disperazione dei detenuti condannati a morte, utilizzando spesso testi di poeti immortali come Baudelaire o Pasolini. Nel 1984 sviluppa la trilogia Plague Mass, in cui affronta il tema dell’Aids. Diamanda trae come spunto il racconto di Edgar Allan Poe, Masque of the Red Death, e ne fa un requiem per tutti coloro che sono morti o stanno morendo di AIDS.
In Italia, Diamanda Galás si è concessa di rado lunghe tournée. Franco Battiato, direttore artistico de “Il Violino e la Selce”, festival che il Comune di Fano organizza dal 1996, ha prodotto nell’edizione del 2001 una sua opera in anteprima mondiale e per una sola rappresentazione. Nel maggio 2002 il grande Auditorium di Roma (progettato da Renzo Piano), inaugurato da pochi mesi, ha ospitato la prima tappa del nuovo concerto che ricostruisce attraverso la scelta dei brani, una sorta di percorso cronologico di tutto il lavoro dell’artista.
Ora Diamanda Galas torna in Italia con due date impedibili a Cascina, in provincia di Pisa, e a Torino. In 80 minuti, presenta alcuni dei suoi più grandi successi, con arrangiamenti tratti dalle poesie di Henri Michaux, Paul Celan, Gerard De Nerval e Cesar Vallejo, passando per la musica del folklore greco e armeno, una versione scottante di “I put a spell on you” e altre sue composizioni.
Mantenendo al minimo l’interazione con il pubblico, respirando profondamente e bevendo copiosamente tra un numero e l’altro, essa sembra agire in una sorta di trasporto delirante, una identificazione estatica con la sua musica.
Nessuno come lei raggiunge le note più alte. E’ la dimostrazione di una multi-ottava che organizza urla, lamenti, canti e anche versi di animali in un flusso disgiunto che presenta una visione della musica contorta e tormentata.
L’eco occasionale e l’amplificazione differita serve solamente ad accrescere l’impressione che essa è, forse, un’antica profetessa di un’imminente e continua rovina. Essa canta per noi l’oscura saggezza dell’essere umano con tutte le sue paure e le sue gioie occasionali.
15 gennaio Teatro Politeama (Cascina – Pisa) sala grande ore 21.00 info: tel. 050.744400 info@politeama.net
18 gennaio Fondazione Sandretto (Torino) ore 21.00 info: 011 19831600
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