Era il 16 giugno 2018 e a Siena si era tenuto il “Toscana Pride”. Il professor Francesco Simoni, 47 anni e insegnante in una scuola media di Montevarchi (Arezzo), venne fotografato mentre camminava per le vie del centro città torso nudo e con le ali da angelo. Francesco Giusti, ex segretario provinciale della Lega, pubblicò la foto con questo commento: “Farà coccodé?!?”. Arrivarono centinaia di commenti omofobi e insulti, compresi quelli del leghista Paolo Benini, medico chirurgo e neurologo che pubblicò il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Scattò la denuncia e ora, da Siena, è arrivata una sentenza storica, che certifica come l’omofobia non sia un’opione e che insultare le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersex e asessuali è reato. La condanna per diffamazione aggravata a mezzo social coinvolge cinque persone, tra cui figurano l’ex segretario cittadino della Lega Francesco Giusti e l’attuale assessore allo sport e all’istruzione Paolo Benini (all’epoca dei fatti non in Giunta) e altri noti attivisti politici della destra cittadina. L’attuale assessore è stato condannato inoltre a 900 euro di multa e a una provisionale di 3mila euro a titolo di risarcimento danni. Ad annunciarlo via social Greta Sartarelli, presidente di Arcigay Siena – Movimento Pansessuale:
Scandalose le argomentazioni della difesa assunta tra gli altri anche dal sindaco di Siena l’avv. Luigi De Mossi in deroga ad ogni ragione di opportunità politica. Una difesa che ha strenuamente sostenuto che gli insulti omofobi diretti al professor Francesco Simoni a cui va la nostra solidarietà, fossero frutto della goliardia caratteristica dell’ambiente universitario senese. Ancora più grave, è che si sia tentato di minimizzare l’accaduto, negando il movente palesemente omofobico dei commenti, raccontando tutta un’altra storia. Si è addirittura arrivati a sostenere che gli imputati non fossero al corrente che quel giorno a Siena ci fosse il Toscana Pride e che Francesco Simoni vestito da angelo non fosse diretto alla parata, solo perché lontano da Piazza del Campo e che il suo abbigliamento violasse le regole di decoro urbano e urtasse la sensibilità di un padre di famiglia quale era uno degli accusati poi condannati. Adesso, ci aspettiamo che il Parlamento approvi una legge seria contro l’omo-bi-lesbo-transfobia in modo che non ci si debba più affidare solo alla giurisprudenza illuminata per avere giustizia. Siamo orgogliosi di poter affermare che da oggi – anche a Siena – chi odia, paga.
“Siamo pienamente soddisfatti della sentenza, finalmente giustizia è stata fatta! Speriamo che questo provvedimento sia di insegnamento per tutti, perché nel 2020 è assurdo sentir parlare ancora di omofobia – ha dichiarato Antonio Panella, l’avvocato della vittima – Per fortuna questa volta le offese hanno colpito il prof. Francesco Simoni che ha avuto la forza di reagire pubblicamente, ma chiediamoci quali sarebbero state le conseguenze se la vittima fosse stata una persona fragile“.
“Mi scattarono una foto a mia insaputa. Avevo parcheggiato la macchina e stavo andando al Pride in piazza del Campo – ha raccontato a LaRepubblica il diretto interessato che fa l’insegnante ad Arezzo – Venni a sapere di quella foto sul web e dei commenti offensivi che avevano scritto su di me, qualche mese dopo. Andai subito dal mio avvocato per presentare la denuncia. Mi sentivo ferito e umiliano e ho pensato che non fosse giusto tacere né per me né per altri che avrebbero potuto subire lo stesso trattamento”.
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