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Una frase che ho sentito – tre volte su quattro da uomini gay, dalla bio su Grindr al parrucchiere durante il lavaggio – è la ricerca di “persone serie”. Chi sono le “persone serie”? Le persone serie – per fare un brief rapido – portano avanti la stessa frequentazione con la fermezza di una guardia svizzera senza nessun ripensamento o permettendosi di pestare altre merde nel tragitto.
Con le persone serie potete eventualmente telecomandare la relazione e portarla agli step successivi: conoscere le rispettive famiglie, andare a convivere, pensare ad un matrimonio, ipoteticamente valutare l’adozione di una creatura – un Cocker Spaniel o un’infante, a seconda del caso.
La monogamia, di per sé, è molto seria: non si piega e nemmeno si smonta, segue un libretto delle istruzioni preciso e consolidato nel tempo che non può essere riscritto perché detiene sin da subito le regole universali per la vostra storia d’amore.
Parliamo della monogamia un po’ come parliamo della verginità: siamo monogami finché non scopiamo con qualcun altro. Si rompe l’imene e la cabina di controllo della nostra relazione va in cortocircuito, perché abbiamo pigiato il tasto sbagliato e fatto saltare tutto in aria.
Prima di darmi in pasto al vostro Cocker Spaniel è bene portare avanti una premessa necessaria quanto paracula: io non lo so. Non so come muovermi perché nel frattempo ho perso il telecomando e dato fuoco al libretto delle istruzioni, ma vorrei tentare di capire chi sono dentro una relazione svincolato dall’unico esempio che ho sempre avuto. Non voglio spiegarvi come si sta in una relazione, quello che so è che – tra una crisi esistenziale e l’altra – la monogamia per me non ha più senso. Andiamo per ordine:
La monogamia è rara (in natura)
La monogamia in natura riguarda il 5% della specie e per buona parte dei mammiferi andare con qualcun altro non inclina la regolare quotidianità. Vedi le lontre dopo cinque giorni abbandonano il tetto coniugale, anche prima della nascita dei piccoli. O gli scriccioli azzurri, di norma monogami, ma con ripetute avventure occasionali che non turbano l’equilibrio di coppia. Le ostricarie? Grandissime fan dei threesome, dove le femmine si accoppiano con il maschio alternativamente, allevando i piccoli di una e dell’altra. Le cocorite sono tra le poche che rimangono fedeli l’una all’altra finché morte non le separa (almeno in gabbia da cova, se lasciate in voliera mica tanto).
La monogamia è in opposizione alle radici della community LGBTQIA+
Aspirare alla monogamia per molte persone queer è la carta della rivincita: è l’occasione per rifare esattamente quello che abbiamo visto fare a nonna e nonno, mamma e papà, la cugina in provincia, e tutti i gruppi di amici etero che avevamo al liceo, dimostrando che noi siamo esattamente come “loro”. Con la monogamia ci sentiamo di poter partecipare alla festa e portarci a casa una fetta di eteronormatività, guadagnando così il passe-partout per stare in società. Va bene essere queer, ma senza troppo inclinare l’ordine degli eventi, sia chiaro. Ma nei fatti la comunità LGBTQIA+ è antitesi dell’eteronormatività: siamo simbolo di rivoluzione sessuale, destrutturiamo i ruoli di genere, invitiamo a porci una domanda in più su chi siamo davvero, in quanto persone sfaccettate e complesse, ribellandoci al modello prestabilito. Più che attenerci alla norma, potremmo stuzzicarla e riformularla di nuovo. Al contrario portiamo avanti anni di lotte e proteste per poi incasellarci nello stesso vetusto feticcio, che reclama sobrietà al Pride e ci domanda chi è il maschio e chi la femmina.
Non siamo capaci di essere monogami
Le storie d’amore che ci hanno raccontato (tre volte su quattro da coppie eterocis per coppie eterocis) dicono che se ami davvero qualcun*, non devi o non hai alcun bisogno di andare con altre persone. Amare il tuo partner significa non guardarti intorno, o farlo e ritrarre immediatamente lo sguardo per non sorbirsi le implicazioni. Se questo accade (spoiler: prima o poi accade) c’è una crepa irreparabile nella vostra storia, che come insegnano le migliori famiglie medio borghesi del quartiere, va nascosta in funzione di quell’unico e solo voto di fiducia. Non c’è spazio per l’evoluzione di un sentimento, che indirizzato in una specifica traiettoria chiusa e claustrofobica, non può assumere altre forme che quella prefissata. Può una relazione sgretolarsi solo perché ci siamo dati il permesso di guardarci intorno e accogliere anche altro?
La monogamia è un club esclusivo
Se le persone serie sono quelle che sanno stare in una relazione monogama, tutte le altre chi sono? Quelle sceme in tempi di guerra che comunicano tramite i taps e non sanno cosa vogliono? Come se sapere cosa vogliamo sia un requisito in scadenza, da timbrare entro la soglia dei trent’anni. Quelle che fanno regredire la comunità, confinate nel nostro ghetto fatto di irresponsabilità e tempo perso? Oppure siamo solo sfortunate, delle piccole reiette che non hanno ancora incontrato la persona giusta e vanno riallineate prima o poi? Se non abbastanza mature o risolte per attenersi i canoni della società, confermiamo agli occhi di nonna e tutta la famiglia maritata, che siamo esattamente deviati come temevano. La monogamia è la regola, ma non la capisco più perché si rivela un club per pochi eletti, troppo disciplinati da non inciampare mai e non metterne mai in discussione le fondamenta. Se accorgersi che una relazione non può reggersi esclusivamente su due individui ci fa troppa paura, tanto vale tenere bene stretto il collare e indirizzarne il percorso nei binari prestabiliti. Ma anche il Cocker Spaniel, una volta lasciato libero, può andare dove vuole.
La monogamia… ditemelo voi
C’è una quinta ragione, ma non ve la so spiegare. Rivolgo una domanda a voi: cosa regge davvero in piedi una relazione? Stiamo davvero dialogando con il nostro partner, accogliendo rispettivi dubbi, contraddizioni, e incertezze, o le stiamo imbavagliando in funzione delle nostre concezioni? Quanto stiamo dando spazio ai nostri desideri e quanto risentono di un retaggio più grande di noi, di una forma mentis che ci ha abituato a incasellare le relazioni nella stessa identica cornice? E se coltivassimo qualcosa al di fuori di quella cornice, se la relazione, più che chiudersi in un circolo, aprisse la porta all’esterno? Si inclinerebbe o colmerebbe quello che l’altro non può darci?
Permettimi di dissentire su tutta la linea. Anzitutto la comunità LGBT non è abituata al rapporto di coppia "eteronormativo" come lo chiami tu, perché manca la trasposizione sociologa di tale fenomeno. Detto ciò, la mia eventuale monogamia non incide sulla tua/vostra voglia di avere diversi partner sessuali. Perché di questo si parla. Del mero rapporto sessuale, alla stregua degli animali non senzienti come da te enunciato al punto primo. Penso di essermi evoluto, abbastanza, a tal punto di decidere di trascorrere il resto della mia vita con un'altra singola persona. Senza togliere nulla ad altro. Infine ricordo, che quando si vive una "finta" monogamia o reale poligamia può essere causa di infezioni sessualmente trasmesse.
Credo che la monogamia tra i gay vada sfrondata di tutti i significati morali importanti che la religione cattolica le ha dato e considerarla semplicemente una delle tante forme di espressione della sessualità, nè meglio nè peggio delle altre. Ci sono persone che si sentono caratterialmente portate alla monogamia, costoro la praticano perchè si sentono a disagio in altri comportamenti sessuali. E' vero che ci sono ancora i condizionamenti sociali, ad esempio ci sono ancora gay che creano raccapriccianti matrimoni eterosessuali, ma credo che ormai la società offra spazi di libertà in cui essere sè stessi anche praticando la monogamia in quanto gay.
Le corna? Una mano sta! E se non avete capito questo.....una bella catenata sui coglioni! Ovviamente da parte mia!