QUEGLI ATTI INDECENTI LECITI

La Cassazione dichiara che i comportamenti osceni, se fatti con 'accortezza', non sono punibili. "Il nudo integrale in una spiaggia appartata appare penalmente irrilevante", dice la sentenza.

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ROMA – Licenza di compiere atti ‘indecenti’ se vengono fatti con ‘accortezza’ in maniera tale da non “offendere il sentimento della costumatezza, generando fastidio e riprovazione”. A spezzare una lancia in favore della liberta’ sessuale delle persone e’ la Cassazione che, con la sentenza 12.000, stila un vademecum di cio’ che e’ lecito e di cio’ che non lo e’ a proposito di ‘comportamenti sessuali’.

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L’occasione per mettere in chiaro le regole base della sessualita’, alla Suprema Corte e’ stata offerta dal caso di Mauro G., un 24enne veronese che era stato condannato per il reato di atti contrari alla pubblica decenza dopo essere stato sorpreso da una telecamera nascosta a fare pipi’ in luogo pubblico. In questo caso il reato previsto dall’art. 726 del c.p. e’ stato confermato dai giudici di piazza Cavour che hanno respinto il ricorso di Mauro, ma soltanto perche’ il giovane “non aveva preso tutti gli accorgimenti necessari per non farsi facilmente scorgere”.
Fermo restando che in materia di atti ‘indecenti’ bisogna tenere conto anche delle “intenzioni” di chi li commette, i giudici della Terza sezione penale ammettono che “persino la visione di un nudo integrale, nell’attuale momento storico, avuto riguardo al sentimento medio della comunita’ ed ai valori della coscienza sociale ed alle reazioni dell’uomo medio normale, condizionati dalle mode e dai mass media, puo’ essere espressione di salvaguardia e contemperamento della liberta’ individuale”.

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La Suprema Corte si spinge anche piu’ in la’ arrivando ad ammettere che la nudita’ puo’ “derivare da convinzioni salutiste o da un costume particolarmente disinibito” e in casi come le “lezioni di educazione sessuale” o in “opere cinematografiche” o “teatrale” la “visione del nudo integrale” puo’ essere a buon diritto esclusa dall’oscenita’ prevista dall’art. 529 delc.p..
Per la Cassazione inoltre i concetti di “osceno”, “pudore”, “decenza” e “buon costume” non possono essere considerati prescindendo dall'”offesa che puo’ derivare al pudore in relazione al contesto ed alle modalita’ in cui quegli atti o quegli oggetti sono compiuti o esposti”. Sicche’ il concetto di pudore e di pubblica decenza per gli ermellini di piazza Cavour “viene a variare non solo in senso spazio temporale ma anche in virtu’ della concreta modalita’ dell’azione e dell’intento dell’agente”.

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Una esemplificazione? “Il nudo integrale in una spiaggia appartata – evidenzia la Cassazione – appare penalmente irrilevante, mentre tale non e’ lo stesso fatto verificatosi in una localita’ balneare affollata da soggetti variamente abbigliati, in cui, tuttavia occorre indagare sull’intento dell’agente, giacche’ e’ configurabile un’offesa alla pubblica decenza piu’ che al pudore, in quanto – deve ammettere piazza Cavour – non configura piu’ da gran tempo l’ipotesi del reato di atti contrari alla pubblica decenza l’esposizione di un seno nudo sulla spiaggia”.
Nel caso in questione poi la Suprema Corte, ricordando che “l’esibizione ostentata degli organi genitali, quando e’ connotata da finalita’ di soddisfacimento di libido e di una sessualita’ malata e’ sempre stato ritenuto costituire delitto di atti osceni”, ammette che gli atti ‘indecenti’ se fatti con tutti “gli accorgimenti necessari per non farsi scorgere”, tenuto conto anche dell'”ora”, possono “ormai non configurare la contravvenzione” prevista dal codice penale. E dunque essere considerati non punibili.

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Una distinzione che la Cassazione deve fare anche alla luce del fatto che “i concetti ampi e generici della ‘pubblica decenza’ appaiono in contasto con la nozione ristretta di ‘buon costume’ cui si riferisce la nostra Costituzione, la quale non ricomprende tutte le regole etiche derivanti da esigenze di vivere civile, riguardando soltanto quell’insieme di precetti morali attinenti alla sfera della sessualita'”. Sicche’ “per escludere qualsiasi dubbio di costituzionalita’ per la indeterminatezza bisogna restringere la vaga nozione e considerare il bene protetto, individuato nella tutela della moralita’ pubblica”.
Secondo l’avvocato Ezio Menzione, la sentenza non aggiunge nulla di nuovo rispetto all’orientamento attuale della giurisprudenza: “E’ più significativa l’assoluzione ottenuta da alcuni giovani che, nei pressi della spiaggia gay di Torre del Lago, in Versilia, erano stati sorpresi dalle forze dell’ordine in abiti discinti e atteggiamenti equivoci – spiega l’avv. Menzione – Anche in questo caso, non essendoci atto sessuale all’aperto, è stata ottenuta l’assoluzione piena”.

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