Un volontario della Russian Lgbt Network è stato aggredito nella propria abitazione, il 17 maggio. A denunciare il fatto è stata l’associazione Human Rights Watch , che dal 2017 segue i fatti provenienti dalla Cecenia, dove è iniziata quella che in molti definiscono un’epurazione gay. Dalla denuncia, si apprende che sette uomini avrebbero fatto irruzione in casa dell’attivista, il quale è rimasto anonimo, e lo avrebbero interrogato senza risparmiarsi violenze e minacce, anche di morte.
Gli aggressori stavano cercando due persone: una donna lesbica che era scomparsa (e che avrebbero sicuramente portato in uno dei centri per torturarla e interrogarla) e David Isteev, il quale è il coordinatore del programma di emergenza della rete russa.
“Ti porteremo all’ufficio di polizia e ti spezzeremo tutte le ossa“. “Mi hanno detto di dire a David Isteev che lo avrebbero trovato e ucciso“.
Queste le minacce che i sette avrebbero rivolto al volontario e a Isteev.
La Polizia della Cecenia è ancora alla ricerca di omosessuali
Secondo la Russian Lgbt Network e Human Right Watch, questi uomini facevano parte della Polizia. Difatti, tre di questi sono stati identificati come degli agenti, mentre gli altri quattro non hanno esibito alcun tesserino di riconoscimento, ma dall’interrogatorio a cui è stato sottoposta la vittima dell’aggressione e i loro modi di fare, non ci sono dubbi. Sarebbero quindi dei membri di truppe speciali, organizzate dal leader ceceno Ramzan Kadyrov.
Le minacce da parte della Polizia sono ormai note. Questo è solo l’ultimo episodio, ma se ne sono registrati diversi nel corso degli ultimi due anni. Minacce di morte, aggressioni e intimidazioni hanno convinto alcuni attivisti a lasciare non solo la Cecenia, ma anche la Russia. Molti giornalisti di Novaya Gazeta se ne sono dovuti andare per salvarsi la vita, solo per aver raccontato cosa succede ai gay arrestati. Altri si trovano in un luogo sicuro, ma certo non per merito delle autorità e della politica, che tiene sotto controllo la situazione senza reagire.
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