Sala colma, atmosfera frizzante, ospiti di rilievo: è stata un successo la serata inaugurale di ieri presso il Cinema Massimo di Torino della 34esima edizione del Lovers Film Festival, il tradizionale Togay che per cinque giorni illuminerà la città con schermi arcobaleno. La madrina del festival è Alba Rohrwacher che si è dichiarata entusiasta di essere a Torino:
“Io e Irene (Dionisio, la direttrice del festival, n.d.r.) ci siamo inseguite per tre anni – spiega Alba Rohrwacher – ma non ce la facevo mai perché lavoravo. L’anno scorso, all’ennesimo tentativo, ho detto a Irene: “Ti prometto che l’anno prossimo ci sarò”. Mi fa molto piacere essere qui. Questo festival è un luogo da difendere, libero e combattente. Ci stanno diseducando all’accoglienza: è pericoloso tutto ciò che non è codificabile”.
“Alba è una delle attrici più interessanti di questa generazione – continua la direttrice del festival, Irene Dionisio – perché ha un volto che esprime una femminilità che al cinema italiano manca e perché le sue interpretazioni sono non convenzionali, atipiche, vere”.
“Sono contento di essere qui con voi. Avrei voluto fare il costruttore aeronautico anche perché ho avuto una scuola straordinaria da piccolo, a cinque e sei anni, che era la scuola di aero-modellismo. Mi piaceva molto lo spazio, volare, sapevo costruire gli aerei e progettarli. Quella scuola è stata la cosa più importante: mi ha dato un metodo. Per caso sono capitato a fare l’attore. Sarei dovuto andare a lavorare in Brasile sui primi satelliti artificiali.”
“Ho fatto lunghe passeggiate con Rossellini e Fellini che arrivava col parmigiano e ti invitava a mangiare gli spaghetti col ragù. I grandi sono tutte persone semplicissime: oggi i ragazzi ti chiamano e credono di cambiare il mondo con un film”.
“Sono stato fortunato a recitare, tra gli altri, con Peppino Patroni Griffi – ero Puck in Sogno di una notte di mezza estate – Rosi, Zeffirelli, Visconti, Fassbinder, Lina Wertmüller… Ho interpretato vari personaggi omosessuali tra cui l’ispettore gay di Milonga”.
A seguire, due momenti canoro molto intensi, un medley di canzoni da solita di Samuel dei Subsonica e il pezzo ultracult I Will Survive di Gloria Gaynor cantata da Drusilla Foer.
È un intenso film francese ad inaugurare le proiezioni: Plaire, aimer et courir vite (Sorry Angel) di Christophe Honoré, dolente dramma sentimentale ambientato negli anni Novanta sull’amore turbolento tra uno scrittore malato di Aids, Jacques Tondelli (il nome non è certamente casuale) e un ragazzino bretone bisessuale conosciuto per caso in un cinema durante una proiezione di Lezioni di piano. Interpretato con notevole aderenza ai ruoli da Pierre Deladonchamps e Vincent Lacoste, è incentrato su un dinamismo frenetico che vuole fuggire l’inerzia della morte, il cui avvicinamento rende ogni rapporto straziante. Molto verboso, inquieto, si direbbe ‘vissuto’, vanta alcune belle scene di intimità in una vasca da bagno o in un letto che restituiscono dignità al contatto fisico ‘soft’.
L’altra protagonista del film è la città di Parigi (guarda caso il regista Honoré è bretone di nascita e parigino di adozione) che accoglie e sorveglia i protagonisti, svela la bellezza malinconica di tour all’apparenza macabri – quello delle tombe celebri a Père Lachaise, Truffaut e Koltés in testa – e movimenta la vita dei protagonisti con continui scambi di appartamenti e luoghi vissuti come tende da campeggio o automobili.
Meriterebbe di essere distribuito nelle sale tradizionali.
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