Dopo tutte le parole e gli interventi degli ultimi mesi, spesso accolti come segnali di apertura di Papa Francesco verso la comunità lgbt, arriva oggi una notizia che sembra smentire tutto.Un prete australiano, infatti, è stato scomunicato dal Vaticano per le sue posizioni sul sacerdozio femminile e i diritti dei gay. Il documento che annuncia la scomunica, rigorosamente scritto in latino, non esplicita le motivazioni della decisione che ha colpito padre Greg Reynolds.
“Una volta la scomunica era una cosa seria – ha commentato il prete – ma ora le gerarchie hanno perso questo rispetto”. “Sono arrivato alle mie posizioni – spiega padre Reynolds – perché ho seguito la mia coscienza a proposito del sacerdozio per le donne e del matrimonio gay. Il Vaticano non mi ha mai contattato e non mi ha dato alcuna spiegazione”.
Secondo la stampa locale, gli unici altri casi di scomunica o sospensione a divinis di preti sono riconducibili solo a casi di pedofilia acclarata.
La cosa curiosa è che il prete ha dichiarato al giornale australiano The Age di volere le stesse cose del Papa, ovvero incoraggiare la riforma e rinnovare la Chiesa. Delle due l’una: o Reynolds (e molti altri) hanno
frainteso le parole di Francesco, o il Vaticano dissente dal Pontefice.
Oppure, più semplicemente, una cosa è riformare la Chiesa, per evitare di incorrere di nuovo in scandali internazionali come quello della pedofilia, e rinnovarla per renderla di nuovo attraente e fermare
l’emorragia di fedeli, altra e ben diversa è iniziare una rivoluzione che ne cambi radicalmente la dottrina. E forse non è questo che vuole Papa Bergoglio.
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