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Ausência, amore platonico e mancanza del padre in un ambiguo racconto di formazione

Nella toccante opera seconda di Chico Teixeira la rivelazione Matheus Fagundes cerca un papà surrogato in un professore forse gay.

Ausência, amore platonico e mancanza del padre in un ambiguo racconto di formazione - absencia film - Gay.it
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Il cinema queer sudamericano è ormai da anni uno dei più vitali e interessanti, marcato da urgenze di denuncia sociale (la pedofilia della Chiesa nel notevole El Club di Larrain, la condizione dei carcerati nel vibrante Leonera di Trapero), intriso di fiammeggiante visionarietà naturalistica (il folgorante La Leon di Santhiago Otheguy) e in grado di varcare i confini dei festival a tematica arrivando a vincere il Leone d’Oro a Venezia (l’essenziale Ti guardo di Lorenzo Vigas).

Si aggiunge al corposo elenco un interessante racconto di formazione brasiliano appena uscito in Francia, Ausência (Assenza) di Chico Teixeira, presentato l’anno scorso nella sezione Panorama della Berlinale.

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L’assenza del titolo si riferisce a quella del padre di un quindicenne di San Paolo, Serginho (Matheus Fagundes), abbandonato dal genitore di cui sappiamo solo che ha debiti nei confronti di uno zio con cui il ragazzo lavora in un mercato locale. Serginho vive col fratellino di cinque anni e la madre alcolizzata che passa il tempo a cucinare torte e desidera in realtà tornare a Bahia dalla madre. È molto legato a un professore forse gay, Ney (Irandhir Santos, assai calibrato), e spesso passa i suoi pomeriggi a casa sua. La natura del rapporto non viene svelata per tutto il film – non si capisce se tra i due c’è anche una vera e propria relazione fisica – e ciò contribuisce in realtà ad alimentarne l’ambiguità, infondendo spessore a entrambi i personaggi: Serginho vede in Ney il padre che gli manca terribilmente ma quando l’adolescente desidera dormire con lui costui, in una scena a forte densità emotiva, gli spiega i rischi nel confondere i ruoli. L’abilità del regista sta proprio nell’evitare di caratterizzare esplicitamente il personaggio di Ney come pedofilo – ma quando Serginho s’ingelosisce perché il professore dà lezioni a un altro ragazzino, lo spettatore è indotto a pensarlo – cosicché si dà giustamente più importanza ai sentimenti che non a pulsioni facilmente strumentalizzabili vista la differenza di età. Anche le molestie tra il serio e il faceto che Serginho subisce da un lavorante al mercato restano a un livello di ambiguità tale da non fornire risposte sulla questione.

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È un film sul senso di inadeguatezza, che coinvolge tutti i personaggi, chi più e chi meno alle prese con un senso di disagio sociale ed esistenziale che scorre sottotraccia: Serginho fa amicizia con un ragazzo detto ‘Il Muto’ che ha difficoltà a esprimersi verbalmente, con una ragazza asiatica che vorrebbe essere la sua fidanzata ma lui è trattenuto, con una zia che lavora in un circo destinato a traslocare; persino il senso di magia e rifugio nel sogno è inadeguato nel rappresentarsi, e a Serginho non resterà che vagare malinconico dove prima sorgeva il tendone.

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Lo stile scelto si avvicina a quello documentaristico, e l’effetto naturalistico è efficace: la prima parte del film è però troppo diluita narrativamente e lo spettatore all’inizio fa fatica a immergersi nel mondo semichiuso di Serginho proprio per l’assenza di adeguati rampini drammaturgici.

Ausencia 4E la migliore qualità di Absencia resta proprio l’interpretazione di questa rivelazione brasiliana, Matheus Fagundes, tenero ed espressivo, premiato al Festival di Rio de Janeiro dove il film ha vinto anche il Premio Speciale della Giuria.

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