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Carabiniere trasferito perché gay riammesso dal Tar

Era stato trasferito da Genova a Torino perché il suo orientamento sessuale destava imbarazzo. Ma i giudici hanno ammesso il suo ricorso. L’Arma si difende: “Aveva una relazione con un minorenne”

Carabiniere trasferito perché gay riammesso dal Tar - carabiniere BASE 1 - Gay.it
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Aveva destato scalpore, qualche giorno fa, la notizia di un carabiniere in servizio a Genova trasferito a Torino perché il suo essere gay aveva causato imbarazzo in caserma. Il militare, che non aveva accettato il provvedimento preso ai suoi danni lo scorso 17 febbraio, aveva denunciato la cosa e si era rivolto al Tar della Liguria ha ottenuto una sentenza favolrevole del Tribunale Amministrativo ammettendo la sua richiesta di tornare a Genova.
Secondo quanto raccontato dal militare, il provvedimento era stato preso dopo che lui e il suo compagno erano stati visti, fuori dalla caserma e non in orario di lavoro, scambiarsi un bacio. Stando ancora a quanto testimoniato dal carabiniere, sarebbe bastato che lui negasse e continuasse a vivere la propria omosessualità nell’ombra per mettere tutto a tacere. Cosa che non è avvenuta.

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L’Arma, però, si difende, rispondendo che nessuna discriminazione si sarebbe consumata ai danni dell’uomo, ma che il trasferimento era stato deciso a causa di una querela sporta alla fine dello scorso anno dalla famiglia di un ragazzo di quindici anni con cui il 31enne militare aveva una relazione. «Sarebbe stato punito anche se – dicono dall’Arma – avesse intrattenuto una relazione con una ragazza minorenne». Per questa ragione, il carabiniere era stato trasferito di sede e ad un ruolo che non prevedeva contatto con il pubblico.
La denuncia della famiglia è stata archiviata perché i giudici hanno verificato che il minorenne era consenziente, mentre la legge punisce i rapoprti non consenzienti con minorenni o con ragazzi fino ai 14 anni.

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Stando a quanto riporta il Secolo XIX, però, oltre alla cosiddetta "incompatibilità ambientale", il provvedimento che disponeva il trasferimento a Torino citava anche "l’orientamento sessuale" del giovane militare, cosa che lo avrebbe reso non idoneo ad un lavoro a contatto con il pubblico.
Motivazione abbastanza debole, dunque, quella dell’Arma, se si considera tra l’altro che il fatto di cui il carabiniere sarebbe responsabile non è reato e non ha comportato alcun provvedimento da parte dell’autorità giudiziare e che potrebbe essersi trattato della reazione di una famiglia alla notizia della relazione gay del figlio 15enne.

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