La scorsa settimana il parlamento di Cipro ha approvato ufficialmente la legge che criminalizza le cosiddette terapie di conversione.
La legge va a modificare il codice penale, rendendo reato penale qualunque pratica, tecnica o servizio volto a convertire, sopprimere o sradicare l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere di qualcuno. La nuova legge vieta inoltre le pubblicità di tali terapie o tecniche di conversione.
Le persone ritenute colpevoli di praticare – o pubblicizzare – terapie di conversione potranno essere punite con la reclusione fino a due anni e/o con una multa non superiore a 5.000 euro. Se queste pratiche sono condotte su un minore, le pene detentive potranno arrivare fino a tre anni, con una multa massima di 10.000 euro. Yassine Chagh di IGLYO, Cipro, ha così celebrato l’evento tanto atteso.
“Ce l’abbiamo fatta! Le terapie di pseudo-conversione sono ora criminalizzate su tutta la linea“. I prossimi obiettivi della comunità LGBTQIA+ di Cipro saranno il matrimonio egualitario, le adozioni e il riconoscimento legale dell’identità di genere. “Anche se c’è ancora molto lavoro da fare per garantire la protezione completa dei diritti di tutte le nostre comunità attraverso la legge, questo significativo passo avanti merita il suo riconoscimento“.
Nell’ultimo anno e mezzo anche Spagna, Grecia, Francia, Israele, Belgio, Messico, Scozia e Canada hanno vietato le terapie di conversione. In Italia, purtroppo, il dibattito politico non ha mai realmente preso forma. Nel 2016 l’ex senatore Lo Giudice aveva avanzato una proposta per rendere la terapia di conversione illegale, ma quest’ultima non è mai arrivata a essere discussa.