Capita a volte che sia un papà o una mamma a dire “sono gay” o “sono lesbica” ai propri figli. E’ un comunque un passo importante, complesso e delicato, che cambierà la vita di ogni membro della famiglia. Infatti, anche per un figlio può non essere facile accettare subito che un proprio genitore sia omosessuale. Quel che è certo, è che un genitore può fare molto per cresce un figlio educato, aperto mentalmente e che non discriminerà nessuno per via del colore della pelle, la religione o orientamento sessuale.
Quello raccontato dalla Rachel Diamond Hunter è la dimostrazione di come il padre ha fatto coming out, quando lei aveva 5 anni. Ha scritto una lunga lettera raccontando i passi successivi all’uscita del papà, pubblicata su The Guardian. Ma non si tratta semplicemente di un tenero racconto di un coming out finito bene, ma fa riflettere che anche l’educazione che Rachel ha ricevuto dal padre l’hanno aiutata a crescere rispettando gli altri.
Coming out in famiglia. Quanto è cambiata la vita di Rachel e di papà? Zero
Rachel aveva 5 anni. Era un giorno come tanti altri, e tornando a casa aveva trovato il padre sulle scale. La stava aspettando. Come poche semplici parole, gli aveva detto di essere gay. Una bambina di 5 ani non ha ancora bene concepito cosa questo significhi. Ma non importava. Era felice, perché aveva un papà gay. Aveva fatto coming out con naturalezza. E lei, con quella stessa naturalezza, lo aveva accettato.
Rachel sarà sempre grata al padre per averle detto subito del suo orientamento sessuale, perché così “avevo la gioia di vederlo davvero per quello che era“. Ricorda ancora bene quel giorno, perché hanno parlato a lungo, affrontando non solo il fatto che ad alcuni piacciono persone dello stesso sesso, ma anche argomenti più delicati, come l’AIDS, l’amore gay e se due uomini o due donne possono avere dei bambini. E anche l’omofobia. L’odio verso una persona considerata diversa.
Tra Rachel e il padre è continuata anche l’educazione, come è normale per una bambina di 5 anni con un genitore.
Rachel e il mondo LGBT
Il coming out in famiglia è stato un momento molto dolce, ma è passato. Gli anni passano, e Rachel vuole conoscere tutto della comunità LGBT.
Era la Londra di Margaret Tatcher. Essere gay era innaturale. L’odio omofobico era sempre presente. Ma a Rachel non interessava, non si faceva contagiare dall’ignoranza. Ha passato molto tempo a Soho, il quartiere gay di Londra. I Pride della capitale e di Birmingham erano un appuntamento fisso. Nel giro di pochi anni, aveva letto e studiato tutto riguardo la comunità di cui il padre faceva parte.
A scuola, però, anche lei era un bersaglio, per avere un padre gay. I suoi compagni di classe non avevano avuto la fortuna di ricevere un’educazione libera e aperta. E questi erano i risultati. Ma ancora una volta, Rachel non se ne curava. Sapeva di essere dalla parte giusta. Il coming out in famiglia del padre è stato uno dei momenti più veri e belli della sua vita.
Attraverso il padre, Rachel ha capito un fatto molto importante: se fin da piccoli viene spiegato che avere un orientamento non eterosessuale non significa automaticamente essere sbagliati, si può iniziare a sperare di crescere una generazione aperta e inclusiva.
La discriminazione all’interno della comunità stessa
Come già sappiamo, la comunità LGBT non è immune dalla discriminazione, anche quella interna. Anche Rachel, che negli anni ha realizzato di essere bisex, ha visto come la bisessualità era quasi nascosta e discriminata. Insomma, è venuta a contatto con la discriminazione della comunità stesa. In questo caso doppia, perché Rachel è di religione ebrea.
Questi due fattori l’hanno costretta a non comprendere subito la sua identità. E per questo motivo, nonostante il padre fosse gay, è riuscito a 20 anni a dirgli di essere bisessuale.
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