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Davide Cocchiara: da Napoli ad Amsterdam ed ora Britain’s Got Talent!

Ballerino professionista, Davide sta avendo un incredibile successo grazie al programma televisivo inglese

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Davide Cocchiara: da Napoli ad Amsterdam ed ora Britain’s Got Talent! - Davide Cocchiara Britain Got Talent 10 - Gay.it

Davide Cocchiara, ventinove anni, “napoletano doc”, come si definisce, vive ad Amsterdam dove lavora come ballerino ed è tra i protagonisti di questo incredibilmente bello ed emozionante spettacolo di danza che ha catalizzato l’attenzione di media e pubblico nell’edizione che si tiene in questi giorni del “Britain’s Got Talent“. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio. Per aiutarlo, basta far visualizzare il video della sua performance che, comunque, già in pochi giorni ha avuto oltre 600.000 views.

Ciao Davide, come sei arrivato al Got’s Talent inglese? Raccontaci il tuo percorso artistico e professionale.

Dopo essermi diplomato alla Codarts (a Rotterdam, in Olanda) ho iniziato il mio percorso come ballerino professionista. Questo è il mio nono anno di carriera come danzatore professionista e dopo aver lavorato con varie compagnie qui in Olanda sono entrato in contatto con David Middendorp. David e’ il direttore artistico di “Another kind of Blue” che è la compagnia della quale faccio parte e insieme a lui e altri ballerini del gruppo abbiamo deciso di iniziare quest’avventura di Britain Got Talent.

Come stai vivendo questa esperienza? Con quale animo? E il successo e la visibilità che ne derivano?

E’ un esperienza davvero diversa rispetto a quelle a cui sono abituato. Ho sempre lavorato in teatri e la televisione è un mondo completamente diverso. Dopo lo shock iniziale e l’emozione per una cosa così nuova, devo dire che sono contentissimo di aver intrapreso questo percorso. C’e tanto tanto tanto lavoro da fare, ma lo facciamo con passione quindi non ci pesa. La visibilità e le attenzioni hanno sia lati positivi che negativi….un po’ come tutto nella vita forse. E’ bello sentirsi ripagati per il lavoro fatto ma tutta questa visibilità è una cosa ancora nuova per me…mi ci sto lentamente abituando, almeno spero.

Quanto la tua omosessualità incide quotidianamente nel tuo lavoro? E quanto c’è di questa nelle performance che fai?

La danza e’ un mondo apertissimo verso l’omosessualità. In più vivo ad Amsterdam quindi credo di non aver mai avuto nessun problema a riguardo. Spesso creiamo duetti che parlano d’amore o di problemi che si possono incontrare in una relazione, alcune volte ballo con delle ragazze, altre con dei ragazzi. Per me non fa alcuna differenza perché dopo tutto l’amore e’ uguale per tutti. Immagino che il mio partner sia in quel momento la persona che amo, mi lascio andare e ballo pensando all’amore come concetto universale.

Tu sei un classico italiano all’estero, giusto? Di quale parte d’Italia sei? E quando ti sei trasferito ad Amsterdam?

Sono nato a Napoli, sono napoletano D.O.C. ma all’eta di 18 anni mi sono trasferito in Olanda per studiare. Poi ho trovato lavoro, amore, amici…una seconda famiglia diciamo…e ora sono passati 11 anni. In cuor mio sono sempre quel napoletano che non sa parlare in dialetto ma 11 anni sono tanti e in me c’e anche un po di olandese oramai.

Chiudiamo sull’Italia. Con quale sguardo vedi il tuo paese? Che giudizio ne dai, anche sotto il profilo dei diritti civili?

Cosa dire? Vedo dei piccoli passi, mi rendono felicissimo perché credo e spero che prima o poi qualcosa potrà cambiare. C’e ancora tanto da fare, e bisogna farlo, non troppo lentamente perché i nostri diritti non ci dovrebbero mai essere negati. Amo l’Italia e spero che un giorno avrò la possibilità di tornare.

Cosa vuoi dire? Ti senti come tanti “costretto” dalla professione che hai scelto a lavorare all’estero, perché qui non avresti molti sbocchi?

Le possibilità che mi sono state date qui in Olanda non le avrei mai avute in Italia. Ho lavorato da ballerino per 9 anni senza alcun problema. Qui la figura dell’artista viene valorizzata e non messa in secondo piano. Forse avrei potuto fare il danzatore anche in Italia, ma sono sicuro che avrei avuto qualche problema in più dato che l’arte non viene sempre valorizzata come dovrebbe.

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