Dont’Ask Don’t Tell: 8 anni fa veniva ufficialmente abolita la discriminatoria legge

Ma cosa prevedeva questa legge?

don't ask don't tell
2 min. di lettura

Solo otto anni fa, il 20 settembre 2011, l’amministrazione guidata dal presidente Barack Obama ha abolito definitivamente la legge “Don’t Ask Don’t Tell” (DADT), traducibile in italiano come “Non Chiedere Non Dire”.

La legge riguardava l’inserimento all’interno dell’esercito statunitense di militari omosessuali o bisessuali non dichiarati, con il tentativo di limitare l’accesso degli stessi. In poche parole, una persona che voleva entrare nell’esercito non avrebbe dovuto rivelare il proprio orientamento. Se lo avesse detto a un superiore, sarebbe stato denunciato e espulso. Se lo avesse reso noto, non avrebbero accettato la domanda. Nel dettaglio invece, il testo della legge doveva impedire l’accesso nell’esercito a chiunque:

dimostri propensione o intenzione di intraprendere atteggiamenti omosessuali.

poiché:

creerebbe un inaccettabile rischio all’alta morale, all’ordine, alla disciplina e alla coesione che sono l’essenza della potenza militare.

Infatti, la legge ufficializzata nel 1993 in pratica impediva ai militari omosessuali di parlare del tema dell’omosessualità con i compagni quando è in servizio, fattore che li avrebbe fatti espellere dall’esercito. Avviate le pratiche nel 2010, il 27 maggio di quell’anno la proposta venne approvata con 234 voti favorevoli e 194 contrari, scatenando molte critiche da parte dei parlamentari conservatori, che vedevano nell’abolizione della legge un rischio per l’esercito americano, vedendo un aumento delle perdite e meno efficienza.

A deludere i repubblicani, ci pensò uno studio, realizzato appositamente per analizzare le conseguenze negative dell’abrogazione del Don’t Ask Don’t Tell.

Lo studio dopo l’abrogazione del Don’t Ask Don’t Tell

Sulla rivista Slate, Nathaniel Frank nel 2010 pubblicò lo studio. Il ricercatore aveva intervistato militari in servizio e in pensione, funzionario dell’esercito ed esperti. In particolare, si è concentrato su 200 militari in servizio sia prima che dopo l’abolizione della legge. I risultati, non hanno lasciato dubbi:

è stato facile concludere le nostre ricerche dicendo l’abolizione del “don’t ask don’t tell” non ha causato alcun danno. Ma pensiamo di poter andare oltre e sostenere che dopo la fine del divieto sulla presenza di gay dichiarati nell’esercito, l’istituzione è migliorata e non solo per le persone gay ma per tutti, per l’esercito in generale.

Nathaniel Frank spiega anche che la possibilità per i militari omosessuali di dichiararsi aveva migliorato la disciplina e la leadership, perché vivevano meglio la loro vita da soldato LGBT. Oltre a questo, si instaura una maggior rispetto tra militari di pari grado e una fiducia più salda tra ufficiali e sottoposti.

Un cambiamento, quindi, c’è stato, ma in positivo. Ora, i superiori potevano conversare con i sottoposti senza il timore di dover segnalare un militare che gli confidava la sua omosessualità. Anche gli atti di bullismo e discriminazione hanno iniziato a essere meno frequenti e ad essere denunciati.

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