È uno dei film più curiosi presentati al 35esimo Torino Film Festival, un tuffo gender nei colori pastellati della borghesia americana anni Cinquanta, neanche fossimo in un melodramma di Douglas Sirk o in Lontano dal Paradiso.
Stiamo parlando del buffo pastiche Favola, adattamento cinematografico dell’omonimo spettacolo teatrale scritto da Filippo Timi nel 2011 e messo in scena al teatro Franco Parenti con lo stesso Timi e Lucia Mascino. La regia della versione per il grande schermo è stata affidata allo scrittore Sebastiano Mauri, marito di Timi (si sono sposati l’anno scorso a New York) che ha rispettato l’originale con l’aggiunta di un paio di personaggi: Mother, la madre impicciona interpretata da una sublime Piera Degli Esposti, e il marito violento Stan (Sergio Albelli).
Ma il cuore di questa eccentrica Favola pansessuale è lei/lui, Mrs. Fairytale, maestosa casalinga dalle gonne colorate a ruota, sposa di un uomo arido e possessivo, imprigionata in una casa finto-fiabesca dalle tonalità zuccherine, amicissima dell’adorata Mrs. Emerald che ha un marito gay velato, il quale la tradisce addirittura con tre gemelli maschi. Tra le due inseparabili signore nascerà una passione travolgente che le porterà a ordine un piano criminoso: c’è una pistola incastonata in un quadro, e quando c’è una pistola prima o poi sparerà…
Timi e Mascino sono molto a loro agio nel ruolo delle protagoniste, e si vede che i loro personaggi sono stati rodati a lungo nella versione teatrale. Ma soprattutto Filippo Timi è davvero fenomenale nel dar corpo e anima a una creatura dall’identità di genere fluttuante, che incarna tutte le sessualità possibili, oltre l’idea di mascolinità e femminilità, pronta a essere persino padre e madre contemporaneamente e ridisegnare le coordinate delle leggi del desiderio (nell’aspetto imperioso con tacchi a spillo e trucco marcato ha qualcosa della Marisa Paredes più ferina, e quindi è inevitabilmente almodovariana anche se siamo più dalle parti del primo Corsicato).
Favola è una simpatica commedia ‘bon bon’, un bijou camp, un divertissement-caramella piuttosto ritmato in cui tornano le ossessioni degli anni 50 americani, dalla passione per le lezioni di mambo alle paranoie sugli ufo pronti a invadere in qualsiasi momento la Terra assumendo le fattezze più inaspettate. Il fil rouge della vicenda è rappresentato dall’adorata Lady, inseparabile barboncino impagliato di Mrs. Fairytale che sembra essere l’unico personaggio realmente decisionista e viene continuamente smarrito (nella realtà è stato trovato da Timi in negozio di cineserie e per il film, visto che quello originale era stato consunto a teatro dall’uso, ne sono state usate due versioni diverse).
Se Luca Santagostino non ci è sembrato sufficientemente carismatico per rappresentare il cliché sexy del tecnico della caldaia da sogno erotico che tra l’altro si moltiplica per tre (funziona di più come fratello gemello nerd), resta invece impressa un’eccelsa Piera Degli Esposti in grado di essere sia rassicurante che allarmante con tanto di bigodini monumentali, Madre-Moloch esorcizzata ma anche venerata, quasi un link generazionale tra il passato bigotto degli Usa anni ’50 e un futuro sognato di scanzonata libertà sessuale.
Finale liberatorio, un vero e proprio inno spensierato alle Famiglie Arcobaleno di cui possiamo solo rallegrarci.
Favola non ha ancora una data di distribuzione ufficiale ma dovrebbe approdare in sala all’inizio del 2018.
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