Fedez scende in politica? La nuova provocazione targata Ferragnez, la coppia-monumento tutta all’italiana. Il cantautore ha registrato sul web un dominio (fedezelezioni2023.it), a nome della sua società ZDF srl.
“Dalla società mi è arrivata via mail una richiesta di attivare questo dominio in data odierna”, ha dichiarato all’agenzia Adnkronos, il responsabile dell’area informatica della società del cantautore.
Le elezioni politiche italiane si terranno proprio nel 2023, se la legislatura arriverà al suo completamento. E non è chiaro se questa è l’ennesima strategia di promozione o una reale discesa in campo da parte di Fedez.
Durante i VMAs del 2015, il suo contraltare statunitense, Kanye West aveva annunciato la propria candidatura alle elezioni americane del 2020. Promessa (fortunatamente) non mantenuta. Tra tweet deliranti, dichiarazioni al limite del grottesco e un divorzio sfiorato con Kim Kardashian, anche quella era sembrata una pura mossa di promozione personale.
Anzi no. Perché proprio come Kim&Kanye negli Stati Uniti, anche Chiara&Fedez è diventato un ‘marchio’ inscindibile. E tra una denuncia del Codacons, una diretta con Alessandro Zan e i loro busti realizzati da Vezzoli, la coppia è diventata un vero e proprio termometro per lo stato di salute della popolazione italiana.
La politica, in questi tempi di autopromozione costante, oltre a diventare un’eterna propaganda, è anche una pentola d’oro che sbuca magicamente dal terreno della più amara ipocrisia. Tutto è politica, questo già si sapeva, ma ora tutto è politica spiccia. Un puro e semplice input.
Chi può saperlo meglio degli influencer o pseudo-attivisti che ogni giorno ci donano una carrellata di spezzoni da quindici secondi dove urlano, piangono e beffeggiano la più misera notiziola, pur di far leva sulla facile indignazione di chi, dall’altra parte dello schermo, passa una vita ad annoiarsi e a provocarsi un tic al pollice.
L’engagement aumenta a dismisura quando le contemporanee rock star toccano, anche solo tangenzialmente, l’attualità o una battaglia politica in corso.
Noi non aspettiamo altro, è una sorta di azione catartica che ci fa sentire protetti; implicati in un discorso comune, che lega gli smartphone-muniti. Così siamo assolti dal peso della partecipazione. Oggi, vedere dieci storie di fila corrisponde a una protesta in piazza?
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