Chi avrebbe mai pensato che una serie Netflix potesse far piombare una tranquilla psicoterapeuta italiana nell’occhio del ciclone dei social media? Invece è proprio quello che è successo ad Anna De Simone, quando il suo nome è stato associato erroneamente al personaggio di Teri, la donna trans* interpretata dall’attrice Nava Mau nella serie “Baby Reindeer“. E così, tra una caccia virtuale, un diluvio di insulti e teorie cospirative nei suoi confronti, Anna De Simone è stata costretta a ripetere più e più volte: “Non sono io!”
Il tutto inizia con il secondo episodio della serie, in cui il personaggio di Teri, terapeuta dal piglio deciso, entra nella vita di Donny Dunn per un breve periodo. Un ruolo che ha subito attirato l’attenzione morbosa dei fan, al punto da scatenare un’inchiesta degna dell’FBI – o almeno così sembrano crederci i “detective” da tastiera. Nel giro di poche ore, la teoria che Anna De Simone fosse la vera Teri si è diffusa sui profili social di tutto il mondo, trascinandosi dietro anche una valanga immotivata di like, ma anche di insulti e di hater.
Ma come ci sono arrivati? Facile: basta il bias di conferma.
Alcuni dettagli biografici e fisici di Anna sembravano coincidere con il personaggio interpretato da Nava Mau. Dalla presenza nel Regno Unito nei medesimi anni della storia, alla professione di Anna, fino ad a una vaga somiglianza fisica: ogni elemento è stato distorto per adattarsi alla narrativa desiderata dai fan.
A questi si aggiunge l’informazione che Anna De Simone ha sul suo profilo Facebook, a riguardo della sua identità di genere: “genere non binario“. Per non citare l’assurdità di un ulteriore dettaglio, diventato la “prova schiacciante” che ha innescato il tam-tam dei social: un semplice like a un post di Richard Gadd, autore e interprete della serie.
Peccato che, nel frattempo, nessunə abbia pensato di chiedere direttamente ad Anna De Simone. E così, pur con tutta la sua buona volontà di smentire, i suoi chiarimenti in risposta agli oltre 3000 messaggi ricevuti, sono caduti nel vuoto, come un sasso in un pozzo.
In un articolo scritto da Anna De Simone per ribadire la sua estraneità ai fatti, emerge una critica pungente verso il circo mediatico che si è creato attorno a “Baby Reindeer”. La serie, pur avendo l’intento di aprire un dibattito sul trauma e sulle dinamiche vittima-carnefice, è finita per alimentare una curiosità morbosa che ha offuscato i suoi temi più profondi.
L’intera vicenda rivela, infatti, molto su come la sete di gossip e l’ossessione per l’identità reale dei personaggi televisivi abbia completamente soppiantato la riflessione critica sui temi seri affrontati dalla serie. Invece di parlare del trauma, di stalking e della relazione vittima-carnefice rappresentati in “Baby Reindeer”, la fanbase ha preferito cercare la “vera Teri” come in un gioco del gatto col topo, sbandierando dettagli e false supposizioni senza alcuna verifica.
Questo episodio evidenzia quali sono i rischi di un’informazione non verificata e la responsabilità dei media e degli utenti nel diffondere notizie. Anche l’FBI, citato da Anna come esempio di fallimento nel bias di conferma, non è immune da errori di giudizio, mostrando che nessunə è al riparo da conclusioni affrettate e potenzialmente dannose.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.