Sono 70 milioni di real brasiliani (circa 17 milioni di dollari) i fondi statali che il Brasile destina alla realizzazione dei film, i quali hanno diritto a delle sovvenzioni da parte dello Stato. Sono circa 80, e tra questi alcuni riguardano anche la comunità LGBT+. Una nuova riforma omofoba di Jair Bolsonaro, il presidente del Brasile, che aveva annunciato già qualche settimana fa questa decisione, spiegando che voleva ridefinire i progetti culturali finanziati dallo Stato.
E secondo l’omofobo presidente, i film che riguardano anche persone omosessuali o transessuali non sono utili o necessari. Quindi, non avranno alcun finanziamento statale. Di conseguenza, non vedranno mai la luce, perché non ci saranno abbastanza fondi per completarlo e distribuirlo. Dalla decisione, si sono sollevate molte critiche, poiché l’eliminazione dei fondi è stata portata avanti solamente per eliminare i film LGBT. Ne è sicuro il regista Emerson Maranhão della Thomson Reuters Foundation. Ha infatti spiegato che Bolsonaro “sta danneggiando 80 progetti” solo per censurare i suoi.
La guerra alla cultura di Bolsonaro
Emerson Maranhão attualmente sta lavorando a un film intitolato “Transversais”, che spiega la vita delle donne transessuali in Brasile, partendo dal racconto di 5 transgender, sotto forma di documentario. Proprio la tipologia che il presidente vorrebbe eliminare dal Paese. Maranhão non è solo: lui, assieme a molti altri registi, stanno pensando di intraprendere un’azione legale per fermare quest’ultima follia.
Una follia che a luglio voleva anche l’Agencia Nacional do Cinema (ANCINE), ovvero l’agenzia federale che regola l’erogazione di fondi alle produzioni di film. Bolsonaro in quell’occasione non aveva annunciato la sua chiusura o una nuova regolamentazione dell’agenzia: aveva semplicemente minacciato di chiuderla (facendo perdere anche il posto di lavoro ai suoi dipendenti) se non avesse seguito le regole indicato dal governo, “filtrando” le tipologie di pellicole a cui destinare i fondi. Secondo lui, l’agenzia dovrebbe promuovere film che rispettano i “valori familiari”.
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