Mi sono occupato finora di storie di sesso e sentimenti di ragazzi di venti anni e di uomini di trenta e quaranta, quasi questa fosse una dicotomia unica e assoluta e come se dopo i cinquanta non esistesse più una sessualità. Edmund White diceva che i gay dopo quell’età diventano come le loro coetanee donne: invisibili. Gli uomini etero continuano ad affascinare (ma sarà vero?) mentre donne e gay cessano di attrarre. Curioso che il triste destino ci accomuni alle signore, forse rivelatore di un fatto: non sono le donne ad invecchiare prima degli uomini ma sono gli occhi dei maschi a vedere il trascorrere degli anni (negli altri) come un segno di mero decadimento. Le persone non sono come la frutta, non marciscono. Però cambiano di sapore e bisogna adattarsi alla fatalità.
Io forse non sono la persona più adatta a trattare l’argomento proprio perché faccio parte di quella maggioranza che non prova alcuna attrazione per gli uomini maturi e che non riesce a trasporre sul piano fisico quell’incantamento mentale di cui parlava Battiato a proposito di Socrate.
Nemmeno i miei amici più stretti mi hanno mai fatto notare passioni in là con gli anni. Abbiamo gusti diversi: a chi piacciono piccoli, a chi muscolosi, a chi efebici a chi virili, a chi brizzolati, a chi tutti, ma sempre in un arco che va dai diciotto ai cinquanta.
Qualcuno obietterà che, avendo fatto il prostituto, avrò incontrato molti signori attempati.
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Qualcuno obietterà che, avendo fatto il prostituto, avrò incontrato molti signori attempati. La realtà è che, anche in quel caso, essi erano la minoranza e comunque per me non cambiava di molto far sesso con un sessantenne che non mi piaceva anziché con un trentenne che non mi piaceva.
Insomma, posso dire di non aver mai avuto confidenza con l’argomento uomini maturi, che si trattasse di etero o di gay. Solo le mie amiche (lesbiche o etero, poco importa) costituivano le rare eccezioni, capaci come erano di mostrarmi che un uomo o una donna possono continuare ad esercitare un’attrazione anche quando il loro viso e il loro corpo non sono più lisci e scultorei.
Eppure molte volte ho visto in parchi, locali o saune uomini molto maturi. La reazione comune era spesso di disgusto, poche parole accompagnate dall’aggettivo “vecchio” o “vecchiaccio”, quasi fosse una colpa esser vecchi o anche solo volersi mischiare ai giovani in quei contesti. Quasi fosse una colpa provare ancora desideri erotici e non volersi mettere in pensione. In fondo, se è consentito a capitani di industria e grandi celebrità del passato, perché ogni uomo non può cercare di vivere la propria sessualità finché questa bussa? Invece i commenti più comuni nascondono quasi sempre il desiderio di non fare la stessa fine, la speranza di arrivare a quell’età senza più desideri imbarazzanti oppure avendo un compagno col quale sparare tutte le cartucce, senza dover “mettersi in ridicolo”. Ma siamo poi sicuri di farcela? Di trovare questo compagno e di amarlo anche quando non avrà più nulla del baldo giovinotto che ci ha fatto perdere la testa?
Ma lasciamo per un attimo da parte tutto questo. Mio compito non è indagare nella mente degli individui né tantomeno divinizzare cosa accadrà loro.
Quel che voglio affermare, insieme al diritto all’espressione della propria sessualità, è il fatto che questi uomini maturi hanno un loro pubblico. Non ho avuto mai occasione di soffermarmici ma nei parchi spesso ho notato ragazzini dagli sguardi intensi che si levavano sopra la mia spalla per mirare non a maschioni più belli del sottoscritto ma a signorotti che io non avevo degnato nemmeno di uno sguardo. Anche in chat mi sono sentito rispondere che ero “troppo giovane” tante volte, quasi quante quelle in cui mi son sentito dire che ero troppo vecchio.
Una volta però la curiosità non seppe frenarsi e decisi di incontrare un ragazzo di 28 anni che diceva di cercare ultrasessantenni. Un po’ perché pensavo di presentargli qualche amico più maturo, un po’ perché ero curioso di scoprire se faceva sul serio e di chiedergli cosa ci trovasse. La cosa che mi colpì di più fu che non cercava uomini che portassero bene gli anni ma che dimostrassero tutta la loro età. Eleganti, distinti, colti ma vecchi. Mi disse che il suo uomo ideale era il ministro Emilio Colombo ma che, per capirci meglio, poteva andare bene anche Ciampi, magari dieci anni prima (adesso cominciava a essere troppo vecchio anche per lui…).
Non riuscì a convincermi di quanto siano sexy quei signori più di quanto non ci riesca mio fratello quando mi descrive dettagliatamente i suoi rapporti orali con le sue amichette. Però questo mondo parallelo che noi gay tendiamo con la nostra consueta sensibilità a scacciare nell’ombra mi si è andato palesando pezzo per pezzo. Un mondo che esiste e vive insieme al nostro ma anche un mondo di cui tutti, se ne avremo la fortuna, prima o poi faremo parte.
In queste avventure di cui ora sentiamo solo echi lontani risiede infatti anche una speranza per me (e per chi la condivide): quella di un traguardo che si allontana, di una vita sessuale che non si fermerà tra pochi anni ma continuerà, non solo nei propri desideri ma anche in quella dei ragazzi che li ricambieranno. Magari senza starsi a chiedere troppo come facciano.
Flavio Mazzini, trentenne, giornalista, ha deciso di prostituirsi con uomini per raccontare le proprie esperienze nel libro “Quanti padri di famiglia” (Castelvecchi, 2005). Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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