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I siti porno con domini .xxx potrebbero arrivare a giugno

L’ente che si occupa dei domini ha rimandato per la terza volta la decisione. Fra tre mesi se ne riparlerà a Bruxelles. I primi siti .xxx uscirono nel 2005 ma vennero ritirati per le proteste.

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In molti si aspettavano che durante il suo ultimo meeting a Nairobi, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) desse, finalmente, il via libera alla creazione di domini di primo livello .xxx per i siti porno. Invece, l’ente internazionale non-profit, che si occupa di numerosi incarichi di gestione relativi alla rete Internet tra cui la gestione dei domini ( i vari .com, .net, .org etc), ha rimandato la decisione che dovrebbe essere discussa al prossimo meeting previsto per giugno a Bruxelles. Il consiglio direttivo ha votato all’unanimità un documento che assegna all’amministratore delegato e al consiglio generale il compito di scrivere un "report sulle possibili procedure" entro le prossime due settimane e che resterà pubblicamente commentabile per 45 giorni. 

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In realtà, la questione dei domini .xxx che creerebberouna specie di "quartiere rosso" dentro la Rete, si dibatte da almeno 10 anni e questa è la terza volta che l’ICANN non decide in merito.
E qualche tempo di vita, i domini dedicati al porno, lo hanno avuto, nel 2005 prima che le proteste degli attivisti statunitensi contro la pornografia costringessero l’ICANN e non solo a toglierli dalla circolazione.
Inutile dire che se a giugno l’ICANN dovesse dare il via definitivo ai siti .xxx bisognerà attendersi una nuova ondata di proteste non solo delle organizzazioni che combattono il porno, ma anche da solerti associazioni di genitori, da congregazioni religiose etc etc. a cui piacerebbe tanto che il porno non esistesse affatto, men che meno sulla Rete.

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Ma è proprio su Internet che i contenuti per adulti la fanno da padroni proprio per quanto riguarda il costo dei nomi dei domini più riconoscibili e più identificabili. Racconta Punto Informatico che il dominio sex.com, comprato per ben 12 milioni di dollari nel 2005 è adesso di nuovo in vendita all’asta in seguito al fallimento, causa crisi economica, dell’azienda che lo aveva acquistato. Base d’asta, 1 milione di dollari.

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