La parola ai dalmata: Arcigay Napoli risponde sulla vicenda Bergoglio

Dopo le polemiche sulla presenza del comitato napoletano, ecco la risposta degli attivisti

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la risposta del comitato provinciale Arcigay Napoli alle critiche mosse sulle pagine di Gay.it alla partecipazione alla visita di papa Bergoglio di domenica scorsa nel capoluogo campano.

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La parola ai dalmata. Così abbiamo deciso di chiamare il nostro intervento di risposta alla simpatica boutade di Dario Accolla che, pensando di condire di graffiante sarcasmo le sue astruse meditazioni sulle attività svolte dalla comunità lgbt campana, paragona gli attivisti volontari del Comitato Provinciale Arcigay di Napoli a docili cagnolini asserviti al padrone di turno (nella fattispecie Papa Bergoglio). Pur premettendo che il Comitato Provinciale Arcigay di Napoli prova grandissima simpatia per i dalmata, che nella bellissima favola Disney erano indubbiamente i protagonisti positivi della vicenda, ci sembra opportuno fare chiarezza nelle dichiarazioni offensive e prive di fondamento che coinvolgono la comunità lgbt campana.
La presenza di una delegazione del Comitato Arcigay di Napoli a Scampia, durante l’udienza pubblica di Papa Francesco a Napoli, fa seguito ad un invito ricevuto attraverso Don Tonino Palmese, Vicario Episcopale dell’Arcidiocesi di Napoli, noto teologo e soprattutto celebre per la sua lotta quotidiana e costante alle mafie. Ovviamente, l’invito di Don Tonino era conseguenza di una richiesta ben precisa che Antonello Sannino, Presidente di Arcigay Napoli e Claudio Finelli, Presidente di Arcigay Campania, avevano inoltrato qualche mese prima a Papa Francesco chiedendo, appunto, un incontro.

Chiariamoci immediatamente su un paio di punti: chiedere un incontro al Papa, non significa né manifestare i segni di una qualche repentina conversione religiosa nè confondere i piani della dialettica politica. Come è stato ripetutamente dichiarato in diverse interviste, sia da Sannino che da Finelli, la rivendicazione dei diritti è e resta una questione squisitamente laica. Però non si può neanche sottovalutare il valore che assume, all’interno di una strategia che oggi deve necessariamente essere fondata su azioni concrete e non su elucubrazioni ideologiche, la possibilità di aprire nuovi canali di dialogo e confronto con figure e personalità storicamente percepite come ostili. D’altronde, è proprio la fronda clericale, decisamente trasversale nell’arco parlamentare, ad aver frenato fino ad oggi le leggi che avrebbero potuto offrire

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alla comunità lgbt italiana prospettive di vita simili a quelle di quasi tutti gli altri paesi europei. Per cui, porsi in una posizione dialettico-interlocutoria, oggi, con una Chiesa che si propone, sia pur timidamente, con un atteggiamento più disponibile, significa provare a scardinare dall’interno “verità” che la stessa comunità dei credenti non sente più come assiomatiche. Ed è proprio la comunità dei credenti, l’altro spettro di società a cui dobbiamo provare a dare delle risposte.

Benché laici, non possiamo nascondere che tra di noi, all’interno dei nostri tesserati, tra i nostri amici e tra i nostri simpatizzanti, ci siano tantissimi credenti, così come non possiamo e non dobbiamo dimenticare che tra i credenti, ci sono tantissime persone lgbt. Provare a stabilire un ponte di comunicazione con la Chiesa, non significa dimenticare azioni, frasi e dichiarazioni gravissime con cui la Chiesa ha offeso nei secoli la dignità delle persone lgbt, ma spingere un processo di distensione che sinceramente ci sembra inevitabile e che potrebbe rendere migliore la quotidianità di tante persone lgbt che, da credenti, vivono con fatica e disagio il proprio rapporto con la Chiesa. Inoltre, in maniera subdola e strumentale, Dario Accolla confonde la presenza di una delegazione lgbt all’incontro pubblico con Papa Francesco, con il tesseramento accordato dal Comitato Arcigay di Napoli a Francesca Pascale, quasi fossero due passaggi premeditati di una medesima cospirazione “anti-gay”, cospirazione che avrebbe il suo atto conclusivo nel convegno-incontro tra le associazioni e l’On. Carfagna che ha avuto luogo a Roma , lunedì 23 marzo.

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In realtà, Dario Accolla non considera che è stato proprio il tesseramento che Francesca Pascale ha chiesto al Comitato Provinciale di Arcigay Napoli ad inaugurare una vera e propria nuova stagione della politica liberale in Italia, nuova stagione che ha spinto Forza Italia a creare un Dipartimento Libertà Civili e Diritti Umani, per sradicare l’idea che essere favorevoli e operare apertamente per i diritti civili delle persone lgbt sia appannaggio solo ed esclusivamente della sinistra. Dunque, nessuno degli attivisti fautori del tesseramento della Pascale è entrato nelle file di Forza Italia, mentre è accaduto esattamente il contrario, cioè che sull’onda dell’euforia mediatica conseguente a quel tesseramento, i sondaggi hanno registrato un netto spostamento dell’opinione pubblica relativamente alle nozze gay, al punto tale che un sondaggio Demos effettuato da La Repubblica nell’autunno del 2014 ha rivelato che il fronte “pro coppie gay” è diventato assolutamente trasversale, tagliando tutta la popolazione a prescindere dalle coloriture politiche e, addirittura, intercettando l’approvazione del 64% degli elettori di Forza Italia e solo del 56% di quelli del Partito Democratico.

Inoltre, proprio in seguito alla grande vivacità politico-culturale del Comitato Provinciale Arcigay di Napoli, lo stesso Comitato è stato più volte individuato come interlocutore preferenziale della politica

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nazionale relativamente ai diritti delle persone lgbt e a tal proposito Dario Accolla, se fosse maggiormente informato circa i “dalmata” di cui scrive, saprebbe che il primo grande confronto pubblico con associazioni, stampa e cittadinanza sul ddl Cirinnà per le unioni civili è stato organizzato proprio dal Comitato Arcigay di Napoli, il 15 dicembre, presso la sala E. Festa della UIL Campania all’interno dell’area portuale, alla presenza della stessa Senatrice Cirinnà, del Presidente della Commissione giustizia al Senato, Nitto Francesco Palma, del Senatore Sergio Lo Giudice e dell’Onorevole Giovanna Martelli.
Insomma, il nostro caro Dario Accolla, piuttosto che puntare il dito verso chi cerca quotidianamente di ridefinire e reinventare strategie e dinamiche relazionali per cercare di cambiare concretamente qualcosa, in questo Paese che è stato troppo spesso il porto dell’immobilismo e dell’attendismo anche per le persone lgbt, potrebbe iniziare a riflettere seriamente sul fatto che dovremmo iniziare tutti a lavorare al di fuori di rigidi schemi dogmatici ed ideologici per migliorare la vita di tante persone gay, lesbiche e transessuali.

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Piaccia o no, il mondo è cambiato, le contrapposizioni ideologiche si sono assottigliate, tutti – o quasi tutti – i poteri “forti” con cui eravamo abituati a misurarci mostrano maggiore disponibilità a discutere i propri valori, le proprie idee: non può certo il movimento lgbt dimostrarsi impreparato ai tempi, non può certo il movimento lgbt arroccarsi sull’Aventino della propria esclusività ideologica: essere rivoluzionari significa essere aperti a mutamenti anche radicali che non snaturino gli obiettivi della lotta ma sappiano instaurare inedite e inattese relazioni sinergiche con le mutate condizioni sociali/politiche/culturali della Storia con cui ci si confronta. Certo, agire significa poter commettere anche qualche errore, talora qualche sbaglio di valutazione, ma è un rischio che vale la pena correre per sentirsi liberi, per essere più vicini al senso della libertà. Anche dalmata, se Accolla preferisce, ma liberi e felici come quelli disegnati da Disney.

Il Comitato Provinciale Arcigay Napoli Antinoo

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