Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione presentata dalla Lega Nord che chiede di «contrastare la diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde». La mozione approvata ieri sera a scrutinio segreto in Consiglio regionale, sostenuta anche della Giunta Maroni e con il voto contrario delle opposizioni (Pd, Patto Civico e M5S), impegna la regione a intervenire «sulle autorità scolastiche a livello regionale e provinciale perché vengano ritirati dalle scuole libri e materiali che promuovono la cosiddetta teoria del gender». Il riferimento è ovviamente a quei libri già messi all’indice, con un diluvio di polemiche anche internazionali, dal Sindaco di Venezia Brugnaro.
“Abbiamo chiesto alla Giunta Regionale – hanno spiegato il vice capogruppo in consiglio regionale del Carroccio, Jari Colla, e il capogruppo, Massimiliano Romeo (già promotore dell’incontro dal titolo “Il gender va fermato”) – di agire sulle autorità scolastiche affinché vengano ritirati dalle scuole i libri e il materiale informativo che promuovono la teoria del gender; inoltre, che sia rispettato il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli, così come previsto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, anche attraverso il loro coinvolgimento nelle strategie e nei programmi educativi delle scuole lombarde. Rivendichiamo il fatto – ha concluso Romeo – che il diritto di educare i figli alla sessualità spetti ai genitori e non alla scuola”.
Immediata la reazione del Sottosegretario alla Scuola, Davide Faraone: raggiunto dal quotidiano La Stampa, ha parlato di atto ileggitimo e di una «strumentalizzazione fuorviante e in malafede». Il punto, sostiene Faraone, è che «il Piano di offerta formativa è competenza congiunta di scuola e famiglia e di nessun’altra istituzione»
Secondo il segretario del Pd lombardo, Alessandro Alfieri, «la teoria gender non esiste, il ministro dell’Istruzione Giannini l’ha chiarito anche con una circolare inviata alle scuole ma per la Lega questo non conta». Anzi, «diventa ulteriore strumento per fare demagogia e propaganda facendo leva sulla paura e l’inconsapevolezza di alcuni cittadini». Sulla stessa linea l’intervento della consigliera del Movimento 5 Stelle, Iolanda Nanni: «La teoria gender è una frottola e la insistenza della Lega per approfondire un tema che non esiste e che interpreta a suo piacimento, con ben tre convegni sul tema organizzati fin qui Regione Lombardia, conferma il ruolo di un partito che è ormai solo un agente di disinformazione di massa». Critiche arrivano anche dall’Arcigay di Milano: «Chi sventola i fantasmi del gender, come la Lega Nord, è direttamente responsabile della violenza che colpisce omosessuali, lesbiche e trans».
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