La Ministra per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella torna a parlare di argomenti che non conosce e su cui non si vuole assolutamente informare, sbandierando ancora una volta la fantomatica teoria del gender e accusando i movimenti progressisti di star reinstaurando un patriarcato 2.0.
Il transfemminismo sarebbe, secondo colei che si definisce una “vecchia femminista”, un’ideologia che fa un giro lunghissimo per tornare ad opprimere le donne. Un concetto che Roccella aveva già espresso a inizio anno, ma che ci tiene a ribadire.
“C’è l’idea della cancellazione del femminile. – ipotizza Roccella in un intervento ai microfoni di Rai Radio 1 – Le teorie del gender non producono però lo stesso effetto sul maschile. La parola donna non si può dire, si dice persona con l’utero ma non si dice una cosa analoga per definire un maschio, che resta uomo. È un patriarcato aggiornato”.
Se è però vero che uno degli obiettivi dell’attivismo LGBTQIA+ è quello di alleggerire il peso del binarismo sulla vita delle persone che non vi si identificano, da presunta femminista, Roccella dovrebbe sapere che già di per sé il concetto di transfemminismo implica l’intersezionalità senza invalidare l’identità di nessuno.
Ed è proprio per questo che quando la stessa esistenza di una donna trans viene messa in discussione, l* attivist* ribadiscono con forza l’importanza dell’autodeterminazione di genere. Ma è anche per questo che si lotta per permettere alle persone con utero che non si identificano nel proprio sesso biologico assegnato alla nascita di vedere le proprie identità validate a livello istituzionale.
La parola donna non è un taboo. È un’identità di genere in cui miliardi di persone si identitficano, all’estremità di uno spettro molto più ampio di quello binario. All’opposto, c’è l’uomo.
Non sembra un concetto così intricato da comprendere, quello che differenzia il sesso biologico dal costrutto sociale dell’identità di genere, ma è sempre meglio mettere i puntini sulle i quando ad attaccare la comunità LGBTQIA+ non è un leone da tastiera, ma una Ministra della Repubblica.
Roccella si dichiara dalla parte delle donne, e definisce poi l’arrivo di Giorgia Meloni alla guida del paese “il coronamento di un sogno”, nonché il motivo per cui ha scelto di tornare in politica.
Secondo la Ministra, l’esecutivo avrebbe infatti già adottato diverse misure per combattere le diseguaglianze di genere. Peccato però che la “linea femminista” sulle politiche del lavoro del governo si rivolga solo alle madri, a quanto pare le uniche donne degne di essere prese in considerazione. La sola libertà che Roccella è fiera di difendere, è quella di diventare genitore.
Per poi pubblicare una foto di Giulia Cecchettin sul proprio profilo Instagram e parlare con fierezza delle nuove misure adottate dal governo contro la violenza sulle donne – nobili e necessarie, sicuramente, ma varate da un governo la cui Ministra per le Pari Opportunità inciampa sulle radici del patriarcato, individuandone la causa nel corpo femminile, e non nell’identità stessa. E che per questo, continuerà sempre a curarne i sintomi, senza mai arrivare a debellarlo, né tantomeno a scalfirlo.
In contrapposizione, abbiamo infatti l’incremento dell’IVA sui prodotti per l’igiene femminile, le minacciose proposte antiabortiste, l’ignavia nel gestire la vergognosa situazione del “diritto all’aborto” nel nostro paese e i continui attacchi alle famiglie omogenitoriali, composte anche da donne e bambine che vedono le loro tutele sgretolarsi per i capricci di un’ideologia che è storia vecchia da decenni.
Ma, a quanto pare, il problema è sempre la teoria del gender.
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