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Anche il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli è finito nell’operazione a tappeto della Guardia di Finanza di Roma sulle ONLUS, avviata in seguito alle proteste dei gestori di locali pubblici, che lamentano da anni la concorrenza sleale arrecata dai cosiddetti “circoli”, affiliati ad organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Queste ultime, infatti, godono di un trattamento fiscale e normativo vantaggioso in quanto pensate come ritrovi per pochi tesserati. In realtà molte di loro si pongono sul mercato come veri e propri esercizi commerciali.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle sono ancora in corso e non si hanno notizie di provvedimenti definitivi. Certamente è una situazione imbarazzante quella in cui è coinvolta la più importante realtà romana di aggregazione omosessuale, reduce, proprio in questi giorni, dall’organizzazione del Pride capitolino.
L’imbarazzo traspare nelle parole di Massimo Mazzotta, da poco succeduto a Imma Battaglia alla presidenza del Mieli: “Sono in corso verifiche su tutti i conti del circolo – ammette – Anche su Muccassassina”. La Finanza, dunque, vuol far luce anche sull’happening di cui era direttore artistico Vladimir Luxuria, nato nei locali dell’ex mattatoio e da tempo divenuto serata cult delle notti romane. Stangata in arrivo, allora? Nell’ambiente si sussurra di una cifra intorno al miliardo ma l’argomento resta ovviamente top secret.
“Non è stato ancora quantificato nulla. Quindi non esiste alcun procedimento, né, di conseguenza, alcuna proposta di patteggiamento – risponde il vicepresidente Domenico Moretto – Di questa vicenda si occupano in toto i nostri commercialisti: sia la segreteria che il direttivo del circolo sono militanti politici, non hanno competenza tecnica in materia”.
Con le verifiche della Finanza, insomma, piove sul bagnato al Mario Mieli, dove non sono ancora rimarginate le ferite per l’uscita di Imma Battaglia, la storica presidente che guidò le manifestazioni del World Pride 2000. E che dell’affaire – Guardia di Finanza, che forse riguarderebbe il periodo attinente al suo mandato, non vuol neppure sentir parlare. “No comment, non mi va di esprimermi personalmente. Sono argomenti troppo delicati”. Queste le sue uniche parole. Col suo silenzio Imma evita di buttare benzina sul fuoco, acceso nei mesi scorsi con l’abbandono, avvenuto – come ha spiegato a Il Nuovo – "per una crisi profonda dovuta ad una diversa visione sulla politica da adottare dopo il successo del Pride 2000".
I controlli delle Fiamme Gialle potrebbero risolversi in una brutta storia per il circolo, punto di riferimento primario della comunità gay. Il Mieli è sempre stato, del resto, un forte interlocutore del Palazzo, data la sua privilegiata collocazione romana e l’attivismo militante. Una centralità che sarebbe certo piaciuta all’Arcigay, penalizzato, a volte, dall’avere la propria sede centrale a Bologna, lontana dai giochi di potere della capitale.
Dalla Battaglia, con Imma, alle battaglie con il Fisco. Non c’è tregua per il Mieli.
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di Paola Faggioli
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