La recensione potrebbe essere riassunta in una domanda: chi t’ha conciato così il disco, Paola?
Per paura di volare, anziché sottolineare le inquietudini, la rivincita e la rabbia di un’artista nel pieno della maturità, lo standard diventa il premio di consolazione, la minestrina riscaldata. Eppure non servirebbe necessariamente ispirazione… basterebbe ascoltare un po’ di dischi… Everything But The Girl, Tanita Tikaram, kd lang… forse anche solo Marina Rei, Paola e Chiara, Gerardina Trovato.
Per chi da Paola Turci si aspettava qualcosa di più forse è meglio rassegnarsi. Del resto, sembra destino delle cantanti italiane di valore arenarsi su arrangiamenti melensi (tutto il fumo alzato per la collaborazione tra Patty Pravo e il “grande” Vasco Rossi in “Una donna da sognare” fa solo dire… dov’è l’arrosto??? sembra un’imitatrice di se stessa!). E’ il lato B del made in Italy, il tirare a campare facendo affidamento sulla pigrizia del pubblico.
Forse il titolo “Mi basta il Paradiso” era una profezia. Chissà come dev’essere tremendo il Purgatorio. Guardi la copertina e pensi che davvero bravi sono stati il parrucchiere o l’art director.
E di Paradisi, non ne servono altri.
di Paolo Rumi
© Riproduzione Riservata