Archiviato il deludente sesto posto dello scorso anno, Giorgia è tornata al Festival di Sanremo in tutt’altra veste. Quella di co-conduttrice, proprio lei che ha sempre allontanato le sirene televisive dicendo no a chissà quante offerte, proposte, seppur straordinariamente ironica, spigliata, pienamente “romana” e impeccabile ad ogni presentazione. Amadeus ha compiuto un’autentica impresa, riuscendo a convincere colei che sembrava ferma su una posizione distante dal piccolo schermo, affidandole il palco dell’Ariston 24 ore dopo lo show firmato Marco Mengoni, altro collega un tempo trionfatore e qui riproposto in altre vesti. E Giorgia non ha tradito le attese.
Perché quella genuinità che da sempre la contraddistingue ha preso forza e plasticità anche al cospetto dell’evento catodico più importante del Bel Paese, per poi planare su corde a lei più congeniali. Quelle di cantante, con la più clamorosa ugola della nostra musica al pari di Mina ed Elisa.
Todrani ha giustamente celebrato i 30 anni di E Poi, che nel lontano 1994 arrivò incredibilmente solo settima tra le nuove proposte. Pippo Baudo, allora conduttore nonché direttore artistico di Sanremo, chiese ad una giovanissima Giorgia e al suo staff di cambiare l’inciso. Al Pippo nazionale non convinceva. In poche ore E Poi venne trasformata e finì in gara, senza però fare breccia tra i votanti, perché davanti a Giorgia finirono Andrea Bocelli con Il mare calmo della sera, Antonella Arancio, Danilo Amerio, Irene Grandi con Fuori, Valeria Visconti e Lighea. Ma E Poi, pur essendo arrivata solo sesta, iniziò a farsi strada tra le radio, a vendere copie fisiche su copie fisiche, spianando la strada a quella Giorgia che 12 mesi dopo trionfò tra i big con Come Saprei.
30 anni dopo, visibilmente emozionata e riconoscente per quanto avvenuto in quel lontano 1994, Giorgia è tornata a cantare E Poi all’Ariston, incantando la platea, i telespettatori, chiunque. Perché quel brano 30 anni fa arrivato solo settimo tra i giovani è nel frattempo diventato un must, un classico, uno dei pezzi più amati della sua discografia e della recente musica italiana, incapace di decollare all’estero per volontà della stessa Giorgia. In conferenza stampa, questa mattina, Todrani ha ricordato come proprio in quel 1994 le proposero un progetto ad hoc per il mercato inglese e latino. Ma lei, giovanissima ed evidentemente insicura, disse di no.
“Non sapevo cosa avessi nel cervello in quel momento, c’entrava un ragazzo, dicevo che stavo cercando il mio suono, quando era il momento di farlo non l’ho fatto ma va bene così”.
La dolcezza di Giorgia nel non avere rimpianti, la consapevolezza assoluta di aver comunque vissuto una carriera straordiaria nel nostro Paese, facendosi amare ovunque.
E la dimostrazione è arrivata puntuale sempre questa sera, quando Giorgia è tornata sul palco per regalare un fantasmagorico medley all’Italia intera. Oronero, Gocce di Memoria, Quando una stella muore, Di Sole e d’Azzurro e Come Saprei. 8 minuti di clamorosa, memorabile e impeccabile vocalità, perché quando canta Todrani scivolano lacrime, si rizzano peli, esplodono emozioni, con l’Ariston in piedi ad acclamarla. Una voce che quest’anno, tra i 30 BIG in gara, manca tremendamente, ma a voler quasi ricordare quanto quel palco abbia scritto e stia continuando a scrivere indelebili pagine di musica nazionale.
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