Per qualche strano motivo sembra proprio che, all’inizio di ogni anno, il porno gay faccia parlare di sè soprattutto per qualche episodio tragico. Non si sono ancora spenti i riflettori sulla condanna all’ergastolo di Jason Andrews, colpevole dell’omicidio del tatuatore Dennis Abrahamson, che dagli Usa giunge la notizia che il giovane porn performer Damon Audigier si è tolto la vita, impiccandosi a soli 21 anni. La causa scatenante, a quanto pare, è stata una brutta litigata con il suo ragazzo, sfociata in una rissa. Questo triste episodio, però, sta animando un certo dibattito su internet, a partire dal blogger Jason Sechrest, che da 14 anni segue il mondo del porno gay ed è diventato un riferimento importante per tutto quello che gira attorno a questo universo. In un suo recente intervento ha preso spunto dal tragico suicidio di Jason Andrews per analizzare quella che – secondo lui – è una caratteristica che hanno in comune molti gay porn performers, in particolare quando sono realmente omosessuali e non sono gay for pay.
Tutto parte da una domanda che Jason Chrest si è posto per lungo tempo: per quale ragione un ragazzo sceglie di dedicarsi al porno gay? E soprattutto: questa ragione può avere a che fare col fatto che diversi gay porn performer non sanno gestire le loro emozioni fino ad arrivare al suicidio? Jason Chrest pensa di sì, visto che ha avuto diversi amici che si sono suicidati, e tutti – in un modo o nell’altro – avevano partecipato a qualche video porno gay. Il blogger, ora, crede di avere trovato una risposta. Dopo aver passato 14 anni a "deoggettivizzare" i gay porn performer col suo blog, intervistandoli come persone e cercando di capire cosa fosse il porno per loro, è giunto alla conclusione che chi fa il gay porn performer non lo fa quasi mai perchè ha subìto chissà quale trauma infantile o per sostenere una dipendenza da droghe, come spesso si crede, ma semplicemente perchè fare porno lo fa stare bene. Essere famoso, sentirsi adorato dai fan, guadagnare bene in cambio del piacere che dà e riceve, fare sesso con altri ragazzi bellissimi realizzando fantasie di tutti i tipi: sono tutte cose che lo gratificano e lo fanno stare bene.
Perchè, allora, tanti gay porn performers non si sentono soddisfatti e si rivelano spesso persone molto fragili? Jason Chrest sostiene che in realtà la carriera nel porno può essere una specie di cura paliativa per chi sente di avere un senso di vuoto interiore e un disagio profondo da cui vuole distogliere l’attenzione. Il problema nasce quando i porn perfomers più fragili si rendono conto che il porno, in realtà, non risolve i loro problemi esistenziali, e generalmente a questo punto si trovano di fronte a un bivio: o abbandonano la carriera nell’hard per cercare sè stessi, oppure si abbandonano del tutto all’edonismo e alle frivolezze, scivolando in una spirale che, spesso, li può portare ad un passo dal baratro. Jason Chrest conclude la sua analisi dicendo che, effettivamente, non è sano fuggire dal senso di vuoto, perchè solo accettandolo si può capire cosa è necessario per colmarlo. Dal suo punto di vista, quindi, si può essere un gay porn performer felice e realizzato, ma solo a condizione che non si usi la carriera nel porno come una distrazione per evadere dalla realtà.
E in effetti, ora che si può seguire passo passo la carriera e la vita privata dei gay porn performers attraverso internet, si può notare che quelli che hanno più successo sono anche quelli che hanno una vita al di là del porno, che hanno altri interessi, una scala di valori, una sana vita sociale e magari un compagno fisso di ampie vedute. Ovviamente non tutto il pubblico del web ha condiviso l’analisi di Jason Sechrest, che secondo alcuni generalizzerebbe troppo la questione, tuttavia è innegabile che la sua riflessione si potrebbe applicare anche a tutti quegli omosessuali che – pur non avendo una carriera nel porno – usano il sesso sfrenato per distrarsi e sfuggire momentaneamente dai loro guai, e non sono pochi.
di Valeriano Elfodiluce