Inutile darsi ai numeri, con la questura al momento silente e gli organizzatori che parlano di 500.000 persone, perché è bastato ‘esserci’ per farsi un’idea dello tstunami arcobaleno che ha letteralmente travolto Roma.
Un Pride affollatissimo, pacifico e colorato, quello che ha sfilato per il centro della Capitale, baciata dal sole e da una tutt’altro che leggera brezza d’orgoglio LGBT. 18 i carri partiti da Piazza della Repubblica, con i partigiani dell’Anpi Tina Costa, 93 anni, e Modesto, 92, straordinari ‘ospiti’ di una manifestazione mai come quest’anno anche politica, dopo i ripetuti attacchi del neonato Governo alle famiglie arcobaleno. Tanti, ironici e pungenti gli slogan contro Lorenzo Fontana, Ministro della Famiglia, e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Presenti lungo il corteo la senatrice Monica Cirinnà, accolta in trionfo e regina di selfie con chiunque le chiedesse una foto ricordo, il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e il segretario reggente e il presidente del Partito Democratico, Maurizio Martina e Matteo Orfini, oltre ad Emma Bonino, Pietro Grasso e Susanna Camusso, mentre dal Campidoglio è sceso in strada Luca Bergamo, il vicesindaco. Virginia Raggi, sindaca della città, ha per il secondo anno consecutivo saltato l’appuntamento, senza neanche concedersi un virgolettato, una qualsiasi dichiarazione, un banale e semplice tweet. Un atteggiamento ormai chiaro, da parte della prima cittadina Raggi, evidentemente disinteressata ad aprire un dialogo con quella comunità che da due anni invano le chiede udienza.
“Il Roma Pride è un grande, festoso e bellissimo evento civile e popolare – ha affermato Nicola Zingaretti a LaRepubblica – quando una piazza chiede più diritti e dignità per tutti, allora è la nostra piazza, c’è la nostra gente. Questa giornata è importante, perchè c’è un messaggio di fondo che parte da questa piazza ed è la voglia di rispetto per le diversità. Una società più forte su questi temi è una società più giusta per tutti. Il tema della disuguaglianze è diventato drammatico”.
“La battaglia per i diritti civili non si può e non si deve fermare – hanno continuato Maurizio Martina e Matteo Orfini – siamo orgogliosi di avere promosso e conseguito l’obiettivo fondamentale di una legge sulle unioni civili nella scorsa Legislatura, ma siamo anche convinti della necessità di continuare ad impegnarci per sostenere ed affermare la piena uguaglianza tra le persone nella società e nel dibattito pubblico“.
Bergamo, in rappresentanza del Comune, ha provato a motivare l’assenza della Sindaca: “Partecipo al Pride, l’ho sempre fatto e continuerò a farlo. Penso che sia un’importantissima occasione, in una società che è stata e continua, ahimè, ad essere omofoba o preoccupata delle diversità, un grandissimo fenomeno per consentire all’Italia di aprirsi”. “La sindaca è fuori Roma, quindi in questo momento rappresento io il Campidoglio. C’è la necessità di non abbassare mai l’attenzione sui diritti, è una necessità civile, se ne parla anche nell’articolo 2 della Costituzione. Che esista ancora in Europa e nel nostro Paese una sacca di omofobia è un fatto e allora ci mettiamo la faccia per difendere i diritti“.
Un Pride strabordante, quello visto oggi nella Capitale, con tante famiglie arcobaleno, scortate quasi con affetto dai partecipanti, e tante famiglie ‘tradizionali’, ovvero mamme e papà con bimbi al seguito, oltre ad anziani, turisti qualunque sbalorditi dalla giornata di festa e un’enormità di giovanissimi, orgogliosamente e serenamente omosessuali, alla luce del sole, senza paura alcuna. ‘Ministro Fontana guardaci, noi esistiamo!‘, hanno gridato dal carro del Mario Mieli una volta giunti ai piedi del Vittoriano, passando simbolicamente il testimone ai tanti, tantissimi Pride che nelle prossime settimane continueranno a colorare l’Italia. Perché quella di oggi è indubbiamente stata una straordinaria ondata arcobaleno, ma la tempesta rainbow continua.
Roma Pride, ci si rivede l’8 giugno 2019!
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