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SESSO: A CHE SERVE ASTENERSI?

Alcuni adolescenti restano vergini per evitare le malattie. Ma si scopre che le beccano solo poco meno di chi non sceglie la castità. Segno che sul sesso ciò che conta è informarsi.

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WASHINGTON – Rinunciare al sesso non sembra essere la strategia migliore per imparare a evitare di beccarsi qualche malattia venerea. Lo dimostrerebbe uno studio effettuato per otto anni su circa 20 mila giovani degli USA, paese dove l’amministrazione Bush ha elaborato una campagna anti Aids che punta molto sulla castità. Ma con scarsi risultati.

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La ricerca ha mostrato che circa il sette per cento dei giovani che non hanno fatto alcun voto di castità sono stati colpiti da malattie sessualmente trasmesse. Tra gli adolescenti che si sono impegnati a restare vergini, divisi in due gruppi, la percentuale delle malattie veneree ha presentato una oscillazione tra il 6,4 (per gruppo più promiscuo) e il 4,6 per cento (per gruppo più casto).
Differenze statistiche minimeI ricercatori di Yale e della Columbia University hanno seguito per otto anni un campione di giovani americani, in età tra i 12 e i 18 anni all’inizio della ricerca, con una serie di interviste successive (comportanti questionari sessualmente espliciti) seguite da test medici. Gli studiosi sono rimasti sorpresi dalla differenza minima (in termini statistici) della incidenza di malattie veneree tra i giovani votati alla castità, aderenti a gruppi come ‘True Love Waits’ (Chi ama davvero può aspettare), e i giovani che conducono una vita sessuale senza vincoli.
I ‘vizietti’ dei verginiI ricercatori sono giunti alla conclusione che i votati alla verginità si sposano in età più giovane e hanno meno partner sessuali ma usano meno spesso i profilattici e sono impegnati spesso in attività sessuali ‘alternative’, come i rapporti orali ed anali, che presentano rischi ancora maggiori di contagio con malattie veneree.

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«Il problema è che alcuni dei ragazzi che cercano di proteggere la loro ‘verginità tecnica’ si spingono a comportamenti sessuali a rischio – afferma Peter Bearman, un professore dell’Istituto della Ricerca Sociale ed Economica della Columbia University – Dal punto di vista della salute pubblica un movimento per l’astinenza che incoraggia ad evitare i rapporti sessuali vaginali può inconsapevolmente incoraggiare forme alternative di rapporti sessuali che recanno rischi ancora maggiori di contrarre malattie veneree».
Circa il venti per cento dei giovani partecipanti allo studio avevano fatto voto di castità. I ricercatori hanno diviso questi adolescenti in due gruppi: quello che ha rispettato in modo più ferreo l’impegno (col 4,6 per cento di casi di malattie veneree) e quello apparso invece più tentennante(risultato: un 6,4 per cento di malattie veneree quasi indistinguibile dai giovani votati a libera attività sessuale).
La ricerca ha mostrato che solo il 2 per cento dei giovani non votati alla verginità hanno avuto solo rapporti orali e anali mentre la percentuale saliva al 13 per cento per i gruppi votati alla verginità.
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