Scoperto un piccolo focolaio di Mpox, più comunemente conosciuto come vaiolo delle scimmie a Firenze: secondo quanto riportato dai servizi di igiene pubblica toscani, i risultati delle recenti indagini epidemiologiche parlano di 11 casi confermati, prontamente comunicati dagli esperti al Ministero della Salute.
L’infezione starebbe circolando già dal periodo natalizio, ma solo negli scorsi giorni sono iniziate le procedure di autoisolamento, come da indicazioni ministeriali, per i soggetti coinvolti – tutti maschi e a prevalenza giovani.
Oggi, Regione Toscana sta monitorando la situazione, comunque stabile e mantenuta sotto controllo dalle autorità sanitarie, che anche questa volta mettono però in guardia le popolazioni a rischio.
“Ci sono state delle feste che possono aver determinato la trasmissione” – spiega ad Ansa Renzo Berti, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana centro, che però rassicura: “molto di rado [il virus] dà conseguenze gravi, si risolve spontaneamente in circa quattro settimane. Soltanto rari casi evolvono in modo più grave”.
Pierluigi Blanc, infettivologo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Firenze, consiglia quindi la vaccinazione specialmente per i soggetti immunocompromessi, ma non dà adito ad alcun allarmismo:
“Il virus detto in gergo medico-scientifico Mpox– spiega Blanc – non si trasmette facilmente: al di fuori dei rapporti intimi la sua trasmissione non è comune. Ne consegue che la sua diffusione non è alta. I soggetti immunocompetenti non sono esposti a particolari rischi di complicazioni”.
Cos’è il Mpox, il vaiolo delle scimmie, quali sono i sintomi e come si trasmette?
L’Mpox, conosciuto anche come vaiolo delle scimmie o monkeypox, è una malattia virale rara simile al vaiolo, sebbene meno grave. È causata dal virus DNA completo del Mpox, appartenente alla famiglia dei Poxviridae, genere Orthopoxvirus.
Fu identificato per la prima volta negli umani nel 1970 in Congo (all’epoca Zaire) in un bambino in un’area dove il vaiolo era stato eliminato nel 1968. La malattia è stata chiamata vaiolo delle scimmi” a seguito della sua scoperta in scimmie da laboratorio nel 1958, benché in realtà sono i roditori i principali serbatoi naturali del virus.
Sintomi
I sintomi del Mpox sono simili a quelli osservati nei pazienti con vaiolo umano (Smallpox), ma generalmente sono più lievi. Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni, la malattia inizia tipicamente con:
- febbre;
- mal di testa intenso;
- linfadenopatia (ingrossamento dei linfonodi);
- dolore alla schiena;
- mialgia (dolori muscolari);
- intensa astenia (debolezza o affaticamento).
Dopo 1-3 giorni dall’apparizione della febbre, si può sviluppare un’eruzione cutanea che inizia spesso sul punto di ingresso del viso, e poi può diffondersi ad altre parti del corpo, principalmente su mani e piedi. Le lesioni passano attraverso diverse fasi prima di guarire: macule, papule, vescicole, pustole e, infine, croste che cadono. Raramente il virus porta a conseguenze gravi, ma si sono comunque segnalati decessi soprattutto in caso di immunodepressione, come nel caso di correlazione all’AIDS (non nelle persone Hiv positive immunocompetenti).
Trasmissione
La trasmissione da persona a persona è la principale via di contagio nei paesi occidentali, e avviene principalmente attraverso il contatto diretto con fluidi corporei o lesioni cutanee di soggetti infetti, ma può avvenire anche in misura minoreo attraverso il contatto indiretto con superfici contaminate.
Nelle ondate epidemiche che hanno riguardato principalmente l’Europa e l’America nel 2022, la trasmissione è avvenuta principalmente a seguito di esposizione sessuale e ha riguardato per la maggior parte uomini che avevano rapporti con altri uomini (MSM). Non è propriamente da definirsi un’infezione sessualmente trasmissibile, tuttavia il contatto corporeo che avviene nei rapporti sessuali fa si che il sesso sia una efficace modalità di trasmissione.
Attenzione però: il Mpox può diffondersi anche tramite il contatto diretto con materiali contaminati, come la biancheria da letto, che possono aver ospitato fluidi corporei infetti.
Per quanto riguarda invece il contagio intraspecie, decisamente più efficace ma molto meno frequente nei paesi occidentali, esso avviene attraverso varie modalità., tra cui il contatto diretto con il sangue, i fluidi corporei o le lesioni cutanee o mucose di animali infetti.
Anche morsi o graffi da parte di tali animali possono fungere da veicoli per il virus. Il consumo di carne di selvaggina non adeguatamente cotta rappresenta un’ulteriore via di trasmissione, ma solo nelle aree dove il virus è più diffuso – in Africa sub sahariana.
Popolazioni a rischio
Originariamente, le popolazioni a rischio erano principalmente quelle in aree endemiche dell’Africa centrale e occidentale, dove il virus è presente in alcuni animali selvatici e occasionalmente si trasmette agli umani.
Tuttavia, recenti focolai in paesi non endemici, compresi alcuni in Europa, Nord America e altre regioni, hanno evidenziato che anche gli individui al di fuori di queste aree geografiche possono essere a rischio.
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