Giorgio Minisini, ‘al liceo mi chiamavano sincrofr*cio, ma i sogni non sono maschio o femmina’

Il 22enne sincronetto italiano, campione del mondo, confessa quanto sia stato difficile farsi strada in uno sport considerato 'per donne'.

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Giorgio Minisini ha 22 anni, è di Roma e nel 2017 ha vinto la medaglia d’oro ai campionati mondiali di nuoto di Budapest nel duo misto programma tecnico, gareggiando in coppia con Manila Flamini.

Minisini è il sincronetto più famoso d’Italia, figlio dell’ex sincronetta Susanna De Angelis e di Roberto, giudice internazionale di nuoto sincronizzato. Giorgio è letteralmente cresciuto in piscina, tra le danzatrici d’acqua, e ha sempre sognato di fare questo sport, replicando a testa alta agli insulti per tutta la vita.

Ospite dell’istituto comprensivo Simonetta Salacone, a Roma, Minisini è stato invitato dalla Preside proprio per affrontare il tema del ‘bullismo’, piaga sempre più attuale delle scuole nostrane. Nell’istituto un ragazzino, aspirante ballerino, era stato pesantemente preso in giro, tanto da spingere la preside Rosamaria Lauricella Ninotta a contattare Giorgio sui social, per abbattere il tabù degli sterotipi di genere nello sport. Queste le sue parole durante l’incontro con gli studenti, riportate da LaRepubblica.

A sei anni ho iniziato i primi allenamenti nel nuoto sincronizzato. Alle elementari nella mia classe erano tutti stupiti e chi sapeva della mia passione mi diceva ridendo che ero quello che si truccava, che ballava. Ho provato a giocare a calcio, sono andato avanti per un mese ma non mi piaceva, io volevo danzare in acqua. Al liceo mi chiamavano ‘sincrofrocio’. Mi faceva male, tanto. Lo sport che avevo sceltro per gli altri era legato al mio orientamento sessuale. Ci imbrigliano in ruoli che non sentiamo nostri. Volevo mollare tutto, poi ho riflettuto e ho capito che non era giusto regalare a chi mi bullizzava la mia felicità. L’insulto a caldo fa male, ma oltre la reazione di pancia dev’esserci quella di testa. Se avessi mollato chi mi prendeva in giro avrebbe trovato un altro modo per offendermi: potevano essere l’apparecchio o i capelli lunghi. Io dico chiamami come ti pare, ma io sono felice“.

Ad aiutarlo, soprattutto in tenera età, la vicinanza dei genitori.

Sono sempre stati dalla mia parte, anche quando avevo tutti contro, anche quando avevo voglia di smettere. Poi ci sono stati gli amici, ho capito che più ti sostiene ha più valore di chi ti insulta. Nel mondo stesso del nuoto sincronizzato c’è chi non condivide l’apertura di questo sport ai maschi. Ho dovuto cambiare molti licei perché non ero in linea con il percorso degli altri studenti. Le mie scelte venivano continuamente boicottate. A voi oggi dico che stare bene con se stessi è più importante di qualsiasi discriminazione“.

Sui social, dopo l’incontro, sono arrivati i sentiti ringraziamenti della preside: “Carissimo Giorgio, Lei è una splendida persona che, oggi, è riuscito ad emozionarci profondamente. Il suo messaggio ci offre molti spunti di riflessione e confronto con i nostri ragazzi. Grazie per la sensibilità ed attenzione mostrate e per la delicatezza con cui ha risposto alle nostre domande“.

Chi la dura la vince, potremmo dire, e non a caso Minisini in pochi anni si è portato a casa 4 medaglie d’argento agli Europei, un oro, un argento e due bronzi ai mondiali. Un talento che ha saputo resistere agli insulti, pur di rincorrere un sogno. Agguantato e mai più lasciato andare.

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