L’Istituto Svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic ha approvato la richiesta di sospensione del divieto per gli omosessuali di donare sangue in Svizzera.
Dal primo luglio 2017, agli omosessuali maschi, non sarà più sistematicamente vietato donare, come invece accadeva dal 1977, da quando cioè, indipendentemente dal comportamento sessuale, il divieto era giustificato dal rischio di trasmissione di agenti patogeni come i virus dell’HIV e dell’epatite B e C.
Nel documento non si parla di omosessuali ma di MSM (Men who have sex with men), sigla che comprende anche uomini bisessuali ed esclude invece gli omosessuali che praticano l’astinenza. E proprio in questo particolare rimane un elemento discriminate: per gli uomini omosessuali sarà possibile donare solo a patto che siano rimasti celibi per gli ultimi 12 mesi.
Un elemento che non si giustifica visto che, come già accade in Italia o Spagna, dovrebbe essere il comportamento sessuale a rischio il parametro a cui le autorità sanitarie dovrebbero fare riferimento. Indipendentemente dall’essere etero o omosessuali.
Non solo, nel comunicato della Swiss Medic, l’omosessualità è ritenuta di per se stessa come un comportamento a rischio: “Il nuovo rinvio di 12 mesi corrisponde alle precauzioni valide per vari altri comportamenti a rischio (p.es. persone che cambiano spesso partner, permanenza in paesi con tasso elevato di AIDS, rapporti sessuali con partner che hanno trascorso lunghi periodi in paesi con alto tasso di AIDS)”.
Si tratta certamente di una decisione importante, il cui passo successivo, come affermato da Rudolf Schwabe direttore della Swiss Transfusion SRC, è di valutare i possibili donatori non in base al proprio orientamento, ma in base al comportamento sessuale.
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