65 anni, Alain Bonnet, noto come Alain Soral, è un ideologo, saggista, regista e attore franco-svizzero di estrema destra. Ebbene Soral è stato condannato in Svizzera a 60 giorni di carcere per discriminazione e incitamento all’odio per frasi omofobe nei confronti di una giornalista. Nell’estate del 2021 Soral aveva definito “grossa lesbica” e “militante queer” una giornalista de La Tribune de Genève e di 24 heures che aveva pubblicato un articolo su di lui, insinuando che il termine “queer” volesse significare “squilibrata”.
Inizialmente, in prima istanza, la pena era stata più leggera. Alain era stato riconosciuto colpevole solo di diffamazione. Il Ministero pubblico ha poi chiesto e ottenuto chiedeva l’aggiunta dei reati di discriminazione e incitamento all’odio. Soral ha annunciato che farà ricorso al Tribunale federale e se ce ne sarà bisogno “anche alla Corte Europea dell’uomo”.
Per il 65enne saggista franco-svizzero nulla di nuovo, avendo collezionato oltre venti condanne in Francia per dichiarazioni antisemite, negazionismo, calunnia e diffamazione. In tribunale aveva precisato di non essere omofobo, mentre il suo avvocato Pascal Junod ha parlato di “processo d’inquisizione abbastanza inquietante“, giustificando l’imputato per “qualche frase di una reazione a caldo“. A detta del legale, “abbiamo a che fare con con un puro processo politico e di opinione“.
A festeggiare sono le associazioni LGBTQIA+ svizzere. “Accogliamo un segnale forte che mostra come non tutto è permesso in Svizzera e che ci sono dei limiti all’odio“, ha commentato a Tio.Ch Keystone-ATS Gaé Colussi, responsabile per la Romandia di Pink Cross. “Non bisogna dimenticare che questo tipo di commenti hanno conseguenze dirette e preoccupanti sulla comunità LGBTQ+”.
Vogay e Lilith, associazione lesbica, ha parlato di “tappa cruciale nell’applicazione dell’articolo del codice penale“. Anche la procura vodese ha parlato di “giurisprudenza cantonale” sul fronte omobitransfobico, esprimendo “soddisfazione“, tanto dall’attendere “con interesse le motivazioni“. Quella di Alain Soral non è infatti la prima condanna svizzera per omobitransfobia, dove una legge esiste dal 2020, ma è certamente la più rumorosa.