MI SPOSO CON UN GAY

Donna, attrice, santa e peccatrice. È tutto questo Sandra Milo. Per il suo quarto matrimonio il prescelto è un gay, il suo migliore amico.

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8 min. di lettura

Nell’affollata arena degli ospiti televisivi domenicali, a ‘Buona Domenica’, un personaggio su tutti si è distinto per intensità e drammaticità dei suoi racconti. Durante il programma Sandra Milo ha raccontato la sofferta decisione di rispondere alla richiesta della madre, colpita da una forma tumorale che l’avrebbe portata a sicura morte, di aiutarla a porre fine alle sue sofferenze. Occhi lucidi, parole pronunciate a fatica, un racconto che a volte è parso una recita. Ma stavolta non c’è un copione da recitare, è tutto vero.
8 donne ed un mistero è uno spettacolo teatrale che sta riscuotendo un enorme successo. Sorpresa?
Sta andando benissimo. Un successo inaspettato. Ci fa piacere, anche perché siamo tutte donne, e generalmente il teatro è al maschile. C’è poco posto per i personaggi femminili.
Ho avuto modo di vedere la prima a Roma. È lei la punta di diamante di questo spettacolo…
No, ci sono 8 punte di diamante. Siamo tutte bravissime, e lo dico senza modestia, perché è la verità. Ci sono otto personaggi davvero straordinari, ognuna con la propria diversa personalità, ed ognuna con le proprie cattiverie, le incertezze, le paure, le debolezze, le fragilità, ed anche le grandezze della femminilità.
Però non può negare che il pubblico, in quanto ad applausi e calore, l’ha premiata più delle altre…
Credo dipenda dal fatto di essere un personaggio che da molti anni sta sulla scena, e che tutto sommato il pubblico ama. Io, sia nelle mie grandezze che nelle mie miserie, ho sempre reso partecipe il pubblico. Per cui con il tempo si è quasi venuta a creare una sorta di parentela. È il pubblico ad approvarmi o a disapprovarmi per le mie scelte, mi conosce bene la gente da casa, e sa che io sono sincera, che non bluffo e non racconto cose che non sono vere. Con il mio pubblico sono sempre stata molto aperta, sia nella gioia che nel dolore; è come se ci fosse tra me e loro un rapporto d’amicizia, che dura ormai da anni.
Dopo il debutto a Roma, adesso siete in tour in giro per l’Italia. Otto donne sempre insieme in viaggio e sul lavoro per tre mesi. Guerre stellari?
Assolutamente no. Noi donne, in passato, abbiamo avuto il grosso problema della mancanza di solidarietà femminile. C’è molta più sostegno tra gli uomini, mentre le donne si considerano, in qualche modo, sempre rivali. Però, per fortuna, la situazione sta cambiando. Io, dal canto mio, non mi sono mai trovata ad essere gelosa o ad invidiare qualcun’altra, anche perché io sono molto esuberante. In questo caso ci troviamo benissimo e ci aiutiamo.

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Sono in molti a confondere ancora, a torto, l’omosessualità con l’ambiguità, quando invece oggi l’essere gay è più che mai trasparente. In questo spettacolo lavora accanto ad Eva Robin’s che sull’ambiguità ha costruito il suo personaggio. Com’è nella sua vita privata?
Eva è una ragazza intelligente, con cui ho una grande intesa. Una persona gentile, corretta, non ho nulla da dire contro di lei. È facile parlare delle sue qualità. Una ragazza che è sempre disponibile ad aiutare, ma con leggerezza, senza farlo pesare. Una cosa che mi colpisce di lei è che ha questo suo modo di essere, per cui è sempre molto distaccata dalle cose, nel senso che non si lascia coinvolgere più di tanto, e se si lascia trascinare dalle situazioni è sincera.
Tre mesi sono lunghi da passare. Vi farete delle confidenze. Le ha mai raccontato di essere stata discriminata per quella che era la sua condizione sessuale?
Mi ha raccontato che sua madre ha sofferto moltissimo, e lei ne è venuta a conoscenza. In un certo senso, attraverso le sofferenze della madre, ha capito che il mondo poteva essere molto doloroso. Ed è per questo che si è armata molto bene per sostenere la sfida della vita.
Torniamo a lei. Nonostante i suoi figli siano belli che cresciuti, si dice che lei continui ad essere molto materna. Mamma chioccia?
Ho una sorella che è un po’ più giovane di me. Quando mi parla dei suoi figli mi dice: «i bambini stanno bene». (scoppia in una delle sue ricche risate. Ma avete presente che roba è quando ride la Milo?!). Hanno i capelli bianchi e li chiama ancora bambini! Per una madre in qualche modo i figli non crescono mai, rimangono sempre in quella che è l’età più bella, che è quella dell’infanzia.

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Un ‘difetto’ di famiglia insomma?
No, io non li chiamo bambini, però sono molto protettiva. Questo è uno degli errori più grossi che faccio, però è più forte di me. Sento tantissimo il senso della responsabilità e del dovere. Credo che, finchè avrò un filo di vita, mi sentirò sempre responsabile per loro.
Parlando di figli, come non citare la famosa telefonata che ricevette in diretta televisiva, in cui le si diceva che Ciro, suo figlio, aveva avuto un grave incidente. Il suo urlo, «Ciro, Ciro», è passato alla storia…
Si, ma perché il personaggio Milo ha avuto storie più forti dell’attrice Milo. Alla fine questi due aspetti si sono intrecciati, e sono andati a far parte dell’universo Milo, privato e pubblico insieme.
Ma alla fine si scoprì chi fu a fare questo scherzo?
Si, perché investigò sia la Rai …
Continua in seconda pagina^d
Ma alla fine si scoprì chi fu a fare questo scherzo?
Si, perché investigò sia la Rai che la magistratura. E si arrivò al Bar Alemagna in via del Corso, da dove partì la telefonata. Negli uffici di questo bar, ci lavoravano 26 donne, le quali negarono tutte di essere state loro. Dissero che forse era stata qualcuno che era di passaggio, ma era difficile essere di passaggio negli uffici privati che stavano al piano superiore di un bar. In realtà non ho mai perseguito tenacemente la verità, e la cosa fu lasciata cadere.

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Facciamo un gioco: se dall’altra parte della cornetta quella voce le avesse detto: «Ciro è gay», cosa avrebbe provato?
Avrei trovato di cattivo gusto parlare di una cosa intima davanti a tutti. Se ne parla la persona direttamente interessata è un conto, se invece un estraneo parla di una cosa così privata di un altro individuo è un altro discorso. Certo non mi sarei messa ad urlare e a piangere.
Se invece fosse Ciro a confessarle la sua omosessualità, lei come madre come la prenderebbe?
Scusi, sa io negli affari privati di mio figlio, nella sua intimità non ci voglio entrare. Se lui me ne parla, se si vuole confidare con me, lo ascolto con piacere. Però se non mi dice niente, perché forzarlo? È la sua vita privata, appartiene solo a lui e a nessun altro. Giustamente può fare quello che vuole. Io non so niente dei gusti sessuali di mio figlio. Si, so che gli piacciono le donne, ma l’amore è fatto di tante sfaccettature, per cui…Io non so niente, e non lo voglio sapere, non sento il bisogno di indagare sulla sua vita intima.

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Lei ha partecipato ad un reality, poco fortunato dal punto di vista degli ascolti, Ritorno al presente. Cosa spinge un’artista del suo calibro ad accettare di partecipare a questo genere di programma?
C’erano degli autori straordinari, ed era il più grande sforzo produttivo che faceva la Rai su un reality. Mi sembrava una bella idea, anche se è andato male perché c’erano dei contrasti interni. Ho accettato anche perché ero in un momento in cui versavo in difficoltà economica e, offrendomi una grossa cifra, ho deciso di farlo. Alla fine, però, non ho visto una lira, perché in quel periodo stavo affrontando un processo e la magistratura mi ha sequestrato tutto il compenso. (trova la forza anche in questo caso di ridere, ma Sandra è così!)
Processo? E per Cosa?
Di questo non ne amo parlare. Posso solo dire che tutti, a volte, siamo vittime di qualche equivoco o di un errore fatto.
Credeva di essersela risparmiata questa domanda ed invece, come si suol dire, dulcis in fundo: in questi giorni ha annunciato il suo quarto matrimonio. In un Italia così bigotta, annunciare l’ennesimo unione vuol dire avere un bel coraggio di sfidare i benpensanti e la Chiesa…
Non condivido, nella maniera più assoluta, l’ingerenza della Chiesa nella vita dei cittadini. Le strutture ecclesiastiche devono mantenere il potere spirituale però, aldilà di questa sfera, non devono intervenire nella vita privata delle persone. Io sono molto religiosa e, leggendo la vita di Gesù, ho imparato che lui era estremamente generoso con tutti. Lui era, ed è, amore, il che significa aiutare la gente che è in difficoltà. Amare una persona ricca, che ha tutto, non è difficile. Bisogna soprattutto prendersi cura di chi non ha nulla. Questo deve fare la Chiesa, deve avere la capacità di dare amore a tutti, soprattutto alle persone più bisognose, invece di interferire politicamente nella vita dello Stato. E questo non lo approvo.
Da cosa nasce l’esigenza di risposarsi per l’ennesima volta?
Non l’ho mai sentita. Sono amica di Franco Brel da trent’anni. È un amicizia splendida, ci vogliamo un bene straordinario. Lui conosce tutto della mia vita, io so di avere il suo appoggio, come lui sa di avere il mio. Poi, un giorno, nella trasmissione della Leofreddi, mi ha detto in diretta: «Sandra, ma perché non ci sposiamo?». Io sono cascata dalle nuvole. Finita la trasmissione gli ho chiesto il perché di questa sua affermazione, e lui mi ha risposto che la pensava sul serio.
Deciderlo così su due piedi non la spaventa?
Perché dovrebbe. In definitiva abbiamo raggiunto quel momento magico che molte coppie hanno raggiunto, amandosi e volendosi bene, assistendosi reciprocamente, nonostante sia finita la passione.

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Un rapporto dunque basato solo sulla reciproca assistenza, e non sul sesso e sulla passione…bMah, Franco è sempre stato omosessuale, ed io l’ho sempre saputo. Mi piace come persona perché ha sempre vissuto la sua vita privata con molta discrezione. Non mi piacciono le coppie che esibiscono tutto ciò che succede sotto le lenzuola. Però, anche se lui è gay, è una persona che amo e stimo profondamente, ed è per questo che ho deciso di sposarlo pur sapendo che non condivideremo la vita sessuale.
E questo non le pesa?
No. A parte il fatto che a me non interessa neanche più. Per me è un aspetto secondario perché, arrivata ad una certa età, non è un fattore indispensabile. Possiamo amarci, pur avendo ognuno la propria vita privata.
In questo momento si può dire felice?
La felicità è una grossa parola. È fatta di attimi, di momenti, non è uno stato permanente. Posso dire di essere serena, che forse è ancora più importante dell’essere felice.
Cosa è che è in grado di renderla felice?
La prima cosa che guardo al mattino è il cielo, e sono così felice di vedere tutta questa bellezza. Ringrazio Dio, e gli chiedo cosa ho fatto per meritare tanta perfezione, che mi dona una felicità totale, spirituale e del corpo. Mi rende felice il sorriso di un vecchio, un ciuffo di erba che esce da una piccola crepa dell’asfalto, e che ti da il senso del trionfo della vita. Ovviamente da contentezza l’amore, quando lo si ha, il benessere dei propri figli. Io sono davvero pazza di felicità quando loro stanno bene. Ma, ripeto, è una gioia fatta sempre di momenti, non è uno stato permanente.
Cosa al contrario la rende triste?
La solitudine, ma non la mia, perché in definitiva la amo anche. Mi fa male la solitudine degli altri, del sentirsi abbandonati. Mi fa male quando i bambini sono poveri ed incompresi, così come la malattia degli altri mi rattrista tantissimo e mi spezza il cuore. Vorrei avere una bacchetta magica, per poter liberare la gente dalla sofferenza.
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di Michele Sabia

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