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Test anali: esami dolorosi e umilianti senza validità scientifica

Vengono considerati una violenza fisica e psicologica, pari alla tortura.

test anali
2 min. di lettura

Ad oggi, sei Paesi permettono i test anali per scoprire se una persona è omosessuale.

Egitto, Camerun, Zambia, Uganda, Turkmenistan e Libano. Qui la legge autorizza la Polizia a eseguire i test anali per verificare l’omosessualità di una persona. Fino allo scorso anno, nella lista erano presenti anche la Tunisia e il Kenya. Ma dal 2018 hanno reso illegali questi metodi.

I test anali vengono eseguiti in modo forzato su persone considerate omosessuali o persone transessuali. Quando un ragazzo viene trovato in un locale gay o nel corso di un rapporto sessuale, mentre invia messaggi ambigui oppure solo perché apparentemente troppo effeminato, la Polizia è autorizzata a eseguire il test. Considerata una vera e propria tortura, è una violenza fisica e psicologica che può provocare un trauma anche duraturo e ledere il rapporto tra il medico e il paziente. Si tratta di una umiliazione e di un inutile dolore fisico, in un punto molto delicato del corpo. Per questo motivo  è anche vietato dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. 

Come viene eseguito

Il test più diffuso e conosciuto prevede l’inserimento nell’ano di un oggetto metallico dalla forma ovale. Non si sa esattamente quale comportamento dovrebbe assumere quest’oggetto, tantomeno chi sta subendo l’esame. Oltre a questo, il test prevede anche palpazioni, inserimenti di uno e poi due o tre dita all’interno dell’ano, allargato da uno speculum.

Osservando alcuni caratteristiche, il medico dovrà capire se il paziente è omosessuale. O almeno, se ha avuto rapporti sessuali con una penetrazione anale. 

Le origini

L’ideatore di questo esame è il dottor Auguste Ambroise Tardieu, medico francese vissuto nell’800. Nonostante non avesse alcuna validità scientifica, le autorità lo usarono in Francia e nelle loro colonie ma presto venne abbandonato in tutta Europa. Autorizzati invece nelle colonie, in particolare quelle francesi, con il duplice scopo di dimostrare l’arretratezza dei popoli rispetto alla supremazia dell’uomo bianco ma soprattutto per controllare e purificare la popolazione delle colonie.

Sempre secondo Tardieu, ci sono 6 fattori da osservare durante il test e di cui tener conto:

  1. la presenza di una deformazione conica dell’ano;
  2. la dilatazione singolare dell’orifizio;
  3. lo sviluppo eccessivo della grandezza dei glutei;
  4. la presenza di emorroidi, fistole o ulcerazioni;
  5. il rilassamento dello sfintere;
  6. la riduzione delle pieghe nella circonferenza dell’ano (le zone più rosse che circondano il buco).

Naturalmente, questi esami si eseguono mentre il paziente è disteso sul lettino, a quattro zampe o posizionato a 90 gradi. Una violazione della propria intimità, un’umiliazione insopportabile e un dolore senza fine.

Test validi per l’accusa di sodomia

In Tunisia, nel 2015, un ragazzo venne arrestato per aver inviato dei messaggi ambigui. Sospettato di essere omosessuale e sottoposto al test anale, con la conferma di essere gay fu accusato di sodomia. La condanna prevedeva una pena detentiva di 3 anni.

Inutile dirlo, oltre a non avere alcuna valenza scientifica, questo metodo escluderebbe tutte quelle persone omosessuali di ruolo attivo. Inoltre, una persona passiva (il ricevente) riscontrerebbe comunque problemi nel farsi penetrare da un oggetto metallico, data l’elasticità dell’ano. E no, l’abitudine non c’entra.

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