A vent’anni dalla morte di Pier Vittorio Tondelli, una tre giorni fiorentina di mostre, dibattiti e proiezioni cinematografiche ricorda il grande scrittore emiliano di "Camere separate" e "Altri libertini", massimo esegeta degli anni ’80 e in un certo senso pioniere della letteratura gay italiana.
La rassegna "Pier Vittorio Tondelli e gli anni ’80", curata da Bruno Casini per Music Pool nell’ambito dell’Estate Fiorentina 2011, si apre oggi alle 18 col vernissage presso il centro Ireos della mostra fotografica "Ritratti Fiorentini" di Derno Ricci, apprezzato reporter di Sansepolcro deceduto due anni fa. Trenta ritratti in bianco e nero di artisti tondelliani fotografati all’ombra del Cupolone, da Samuele Mazza a Loretta Mugnai, da Luca Ghibaudo a Carlo Monni. L’esposizione a ingresso libero è curata dalla giornalista Betty Barsantini ed è visitabile fino a martedì 6 settembre dal lunedì al giovedì (ore 18-21) o su appuntamento.
Domani è previsto l’incontro "Tondelli e la musica" presso le Murate di via dell’Agnolo con la partecipazione, tra gli altri, della cantante e attrice Nicoletta Magalotti, dell’ex CCCP Massimo Zamboni, del musicista e produttore discografico Giampiero Bigazzi e del cantante Nicola Vannini. Il 4 agosto si parlerà invece del confronto tra le produzioni culturali giovanili negli anni ’80 e quelle di oggi alla libreria Melbookstore di via De’ Cerretani.
Il cantante Ivan Cattaneo sarà ospite giovedì 25 agosto all’incontro "Tondelli: immagini da Un week-end postmoderno" a cura di Fulvio Panzeri in programma sempre alle Murate dove mercoledì 31 verrà proiettato il doc musicale "Crollo nervoso – la New Wave in Italia" di Pierpaolo De Iulis. L’omaggio a Tondelli si concluderà il 6 settembre con la proiezione organizzata al Teatro Odeon, in collaborazione col Florence Queer Festival di Firenze, del documentario "Lo chiamavano Vicky" della regista bolognese Enza Negroni che sarà presente in sala.
"La grandezza di Tondelli sta anche nell’aver realizzato un’opera ‘totale’ – ci spiega lo scrittore chivassese Andrea Demarchi scoperto proprio da Tondelli – nel senso che i libri che ha scritto appartenevano a un’idea unitaria, una ricorrenza di argomenti che hanno a che fare con i miti generazionali, le vittime del desiderio, con un’idea molto forte e nuova sulla sessualità e in particolare sull’omosessualità. Un’idea che parte dagli stereotipi per attraversarli e superarli attraverso un’opera di demitizzazione e desacralizzazione".
"L’eredità culturale di Tondelli – continua Demarchi – è molto importante: ha dato la possibilità a giovani ora non più giovani di prendere la parola inventandosi un progetto, "Under 25", con questa finalità. Molti autori si definiscono oggi ‘tondelliani’. Scrittori quali Silvia Ballestra, Andrea Mancinelli e il compianto Filippo Betto devono molto a Tondelli.
Nel corso degli anni si poteva fare qualcosa di più per ricordarlo, magari andando a guardare ad altre diramazioni del suo lavoro, nell’ambito del cinema, per esempio: recuperare "Spetters" di Verhoeven, i cui dialoghi italiani furono curati da lui, oppure il testo teatrale "Dinner Party". Molte sue opere potrebbero essere indagate e interrogate.
Pier Vittorio era una persona molto mite, con una grande consapevolezza del proprio mestiere e dei propri strumenti. Oggi manca un Tondelli, manca la sua capacità di dialogare con i giovani e le nuove generazioni, la sua disponibilità all’ascolto".
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