Tutti i traumi di May December: il controverso film con Julianne Moore e Natalie Portman

il film di Todd Haynes è stato candidato come miglior commedia ai Golden Globe. Ma non c'è niente da ridere.

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MAY DECEMBER (2023)
MAY DECEMBER (2023)
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May December è il film che vi traumatizzerà. È stato nominato ai Golden Globe 2024 nella categoria Miglior film comico o musical, ma non lasciatevi ingannare: in questa storia c’è ben poco da ridere.

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, e in arrivo ufficialmente nei nostri cinema il 24 Aprile 2024, l’ultimo film di Todd Haynes è incatalogabile ma ne parlano già tutti dalla mattina alla sera: tra screencaps, qualche meme, e un dibattito in atto su quanto sia il caso di ‘scherzarci sopra’.

Capitanato da Julianne Moore e Natalie Portman, ci immerge nelle vite di Elizabeth (Portman) un’attrice che sceglie di passare qualche giorno a Savannah, in Georgia, insieme a Gracie (Moore), per studiarla, conoscerla, e calarsi perfettamente nel personaggio del suo prossimo film, ispirato  proprio alla sua vita. Proprio vent’anni prima, Gracie aveva iniziato una relazione con Joe (Charles Melton di Riverdale) quando lui aveva solo 13 anni e suo attuale compagno ancora oggi.

Proprio come nel film dentro al film, anche May December si ispira a fatti realmente accaduti: nel 1996 la 34enne Mary Kay Letourneau ebbe una relazione con il dodicenne Vili Fualaau. Arrestata nel 1997 con l’accusa di stupro su minore, quando era già a sei mesi di gravidanza, diede alla luce la loro prima figlia in carcere. Uscita di prigione il 2 Gennaio del 1998 rifiutò le cure psichiatriche, per rivedersi con Faulaau, rimanere incinta una seconda volta, e tornare di nuovo in carcere. Una volta libera, nell’Agosto del 2004 Letourneau sposa Fualaau (all’ora ventunenne) e rimangono insieme fino a Maggio del 2017.

Nel film Julianne Moore replica la parlata ‘zeppola’ di Letourneau, ma Haynes sottolinea che quel fatto di cronaca è solo il punto di partenza: “Di certo è il seme del film, ma per me era importante non raccontare la storia di Mary Kay Letourneau” dice in un’intervista con The Hollywood Reporter. In May December al contrario è un film dove tutti pensano di avere la verità in mano, ma nessuno è pronto davvero ad affrontarla: da Elizabeth che crede di cogliere l’essenza di Gracie e di poterla replicare alla perfezione, a Joe che pensa di amare una donna che l’ha completamente manipolato da quando era piccolo, a Gracie che continua a non prendere coscienza delle sue azioni.

Secondo Natalie Portman c’è una dose di ‘intrinseca queerness’ nel rapporto tra le due protagoniste: “Penso che molta queerness, per quel che ne capisco, risieda nel voler uscir fuori dai limiti prescritti dalla società, che ci vengono imposti addossso” spiega in un’intervista con Attitude UK, sottolineando che entrambe le protagoniste sembrano quasi sedursi a vicenda con lo scopo di controllare le rispettive storie. Elizabeth vuole rappresentare qualcosa di reale, Gracie vuole essere compresa al di fuori delle sue azioni, ma in entrambi i casi la manipolazione è continua, e la verità non viene mai davvero a galla: “Ha a che vedere con il doppio, e c’è un’attrazione, ma c’è anche pericolo iin quell’attrazione. Non sai mai dove ti porterà” dice sempre Haynes a Them Magazine.

Da quando è uscito (almeno oltreoceano) May December sta attirando l’attenzione di chiunque: nessun film recente ha mai osato addentrarsi in un territorio così torbido, riuscendo in equa misura ad avere così tanta risonanza sul pubblico.  ‘God forbid Women have hobbies’ scrivono alcuni user su Letterboxd (app social dove ogni utente può segnare e commentare i film visti). La frase è una battuta diventata virale nei meme per giustificare ironicamente i crimini o i comportamenti considerati ‘inaccettabili’ delle donne, nei film o nella vita. Ma secondo alcuni se applicata su May December rischia di trattare superficialmente un argomento come la pedofilia e renderla fuorviante (e la nomination come Miglior Film Comico o Musical non aiuta)

Ma May December non prende mai sottogamba le tematiche trattate. Tra momenti surrealmente camp e un’atmosfera da finta soap opera, il film di Tod Haynes racconta una realtà amara, dove dietro la performance e spettacolarizzazione del trauma, si nasconde l’ingenua pretesa di poterlo davvero comprendere. Come spiega Julianne Moore a Them Magazine: “Siamo tutti un mistero per l’altro e per noi stessi. Ma è proprio questo che guida la la letteratura, il cinema e l’arte visiva: il costante sforzo di capire

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