Il convegno “La Famiglia, un tesoro da proteggere” si è svolto la sera di lunedì 25 febbraio a Castenedolo, in provincia di Brescia. A organizzare l’incontro sono stati alcuni celebri nomi sostenitori della famiglia tradizionale, che rifiutano categoricamente tutte le coppie omosessuali e le famiglie omogenitoriali. L’ennesimo attacco alla comunità LGBT, sostenendo la paura dell’ideologia gender, e l’ode invece alle coppie formate da due persone di sesso opposto. Tra gli altri, erano presenti il noto fondatore del Family Day, Massimo Gandolfini, l’eurodeputato leghista Oscar Lancini, in collegamento dal Senato non mancava invece Simone Pillon, il referente del comitato Difendiamo i Nostri Figli Piercarlo Peroni e la consigliera regionale della Lombardia Federica Epis (condannata in Appello per aver danneggiato diverse cooperative sociali con un post su Facebook).
I temi trattati sono ormai quelli tristemente noti. La crisi della natalità in Italia, la cui causa sarebbe da attribuire alle coppie omosessuali, naturalmente. L’appoggio a indicare madre e padre anziché individui o genitore 1 e genitore 2. L’ideologia gender, insegnata nelle scuole per confondere i bambini. Tra tutti, Non Una di Meno ha segnalato con il termine rivoltante il disprezzo mostrato dall’eurodeputato Lancini, il quale si sarebbe rivolto alla comunità LGBT come un gruppo di malati. Nel suo intervento, avrebbe anche offeso coloro che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita, attaccando quindi l’intera comunità Trans. E come sono soliti fare ultimamente, affermare che sono gli studenti etero ad essere bullizzati, negando così anche l’omofobia e il bullismo.
Attivisti bloccati all’esterno, insultati all’interno della Sala Civica di Brescia
Alcuni attivisti dell’associazione Non Una di Meno si erano presentati al convegno, per esprimere il loro pensiero nei confronti del dibattito in corso. Ma non gli è stato possibile. La Polizia aveva bloccato le entrate, impedendo agli attivisti di entrare, liberando il passaggio invece a coloro che volevano assistere al convegno. Gli agenti avevan spiegato che era per ragioni di sicurezza, ma la sala ospitava circa un settantina di persone, quando la capienza è di 200 posti. All’interno della Sala Civica, le cose non sono andate meglio. Tra i rappresentanti dell’associazione che erano riusciti a entrare, alcuni sono stati aggrediti con spinte e offese misogine. Interrompendo il dibattito, gli organizzatori non hanno più permesso le domande dal pubblico e gli interventi sono stati spesso interrotti per riportare l’ordine.
“Tr*oie”, “Tanto non vi sc*pa nessuno”, “Andate a fare in c*lo”. Queste le offese che le attiviste e gli attivisti presenti hanno ricevuto. Ecco l’apertura del pubblico. Una chiara dimostrazione di quanto questo dibattito fosse una semplice libertà di pensiero, aperto a tutti.
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