A pochi giorni dalla sentenza della Corte di Appello di Milano, che ha dichiarato illegittime le trascrizioni dei figli delle coppie di donne ribaltando a sorpresa la decisione presa pochi mesi fa dai giudici di primo grado, la Corte di Appello di Brescia ha preso tutt’altra strada, rigettando la cancellazione dell’atto di nascita di un bambino con due madri. La registrazione fatta all’anagrafe dal sindaco, in sostanza, è valida.
“La protratta inerzia del legislatore, pur dopo il severo monito nell’ormai lontano 2021 della Corte Costituzionale, legittima una interpretazione evolutiva guidata dalla applicazione di principi costituzionali e sovranazionali” per “superare la mancata tutela dei figli“, si legge nella sentenza. Interpretazione evolutiva “che non può bollarsi come sostitutiva del compito del legislatore, giacché il diritto vivente è appunto anche intervenire colmando lacune a fronte della inerzia protratta del legislatore“. Il collegio bresciano Castelli-Domanico-Caprioli ha ribadito che: “la posizione di attesa di un intervento legislativo non regge a fronte di situazioni di urgenza (morte del genitore biologico) nei quali l’adozione appare rimedio non praticabile, allora non si vede perché una interpretazione evolutiva della legge 40/2004, con riferimento alla parte dedicata alla tutela dei nascituri, non possa già oggi trovare ingresso, in attesa e anzi auspicando che il legislatore disciplini in modo organico la materia” per “meglio tutelare i diritti dei bambini”.
E ha concluso:
“Non è il comportamento degli adulti che deve essere valutato, così come non vengono richieste all’autorità giudiziaria valutazioni di tipo morale o sociologico, bensì compito del giudice è valutare, nel caso concreto all’esame, la condizione effettiva di un soggetto debole privo di diritti: anzitutto il diritto a vedere riconosciuto il proprio status di figlio di due genitori e il conseguente diritto del bambino alla bigenitorialità, sancito dalle norme nazionali e sovranazionali”.
I due casi di Milano e Brescia, con sentenze esattamente agli antipodi, sono stati i primi a finire in Corte d’Appello subito dopo la circolare del ministero dell’Interno Piantedosi che aveva chiesto ai prefetti di opporsi alle registrazioni, appellandosi ad alcune sentenze della Cassazione del 2022. Ora bisognerà attendere quanto deciso a Padova, dopo la decisione della Procura che aveva chiesto la cancellazione di una delle due mamme dagli atti di nascita di tante bambine e di tanti bambini della città, per poi mandare mandare gli atti alla Corte costituzionale.
Negli anni scorsi, come ricordato da Elena Tebano sul Corriere, altre Corti di Appello avevano definito ‘valide’ le registrazioni all’anagrafe dei figli con coppie dello stesso sesso, vedi Cagliari nel 2021 e Roma nel 2020. Pochi giorni fa Milano ha sparigliato le carte, tornando a quella Corte di Cassazione che nel 2022 aveva suggerito l’adozione in casi particolari per i figli delle coppie dello stesso sesso.
Alla base di simile disparità di giudizio c’è un vuoto legislativo sempre più rumoroso e inaccettabile, una terra di mezzo che inevitabilmente produce sentenze tanto differenti. Non a caso tutti i giudici, compresa la Corte d’appello di Milano, hanno chiesto per l’ennesima volta una legge, ricordando come non debbano esserci bambini di serie A e bambini di serie B, con diritti negati a causa dell’orientamento sessuale dei propri genitori e di una cecità politica che non ha più ragione di esistere.
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