Evviva i porn performer

Prima della diffusione di internet la pornografia gay era reperibile solo da qualche edicolante delle grandi città. Oggi un libro celebra i 100 attori porno gay più rappresentativi.

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Ogni volta che si lascia l’anno vecchio alle spalle e si entra in quello nuovo è tempo di festeggiamenti, ma anche di riflessioni. Inoltre, visto che stiamo entrando nel vivo degli anni ’10, potrebbe essere particolarmente interessante fare il punto della situazione sui recenti cambiamenti avvenuti presso la comunità gay, primo fra tutti l’essenziale apporto delle nuove tecnologie.

Oggi, ad esempio, i social network, le chat, i personals e – più recentemente – le applicazioni per smartphone sono diventati elementi essenziali nella vita di tantissimi gay. Non a caso una categoria di persone che storicamente ha sempre dovuto fare i conti con l’isolamento e la repressione. Tuttavia un altro innegabile cambiamento che internet ha portato alla comunità gay, e in particolare in nazioni come l’Italia non proprio gay friendly, ha a che fare con la percezione e la diffusione della pornografia.

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Prima di internet, infatti, la pornografia gay era un concetto piuttosto astratto. Nelle altre nazioni il discorso era diverso, ma in Italia la pornografia gay era qualcosa che si poteva reperire quasi esclusivamente a discrezione di qualche edicolante delle grandi città, o magari rivolgendosi a qualche costoso sexy shop. I porn performers che negli USA erano già delle icone, ad esempio, ma in Italia erano conosciuti da pochi estimatori che seguivano riviste come Gay Italia – qualcuno se la ricorda? – e quelli che potevano permettersi di vederli in azione in qualche VHS erano ancora meno. Eppure, nonostante quel che pensano i detrattori di questo tipo di intrattenimento, diversi studi hanno dimostrato che l’apporto della pornografia di qualità, in ambito gay, ha un valore del tutto particolare. Nel senso che, oltre alla sua funzione «ricreativa», la pornografia gay contribuisce a sdoganare lo stigma del sesso gay nelle persone che vivono in contesti repressivi, oltre ad offrire una serie di modelli estetici di riferimento alternativi a quelli che la cultura eterocentrica assegna tradizionalmente ai maschi omosessuali.

Ad ogni modo è innegabile che internet ha reso per la prima volta la pornografia gay e i suoi performers alla portata di tutti, rendendoli popolari come non mai e trasformandoli in vere e proprie icone per la comunità gay di oggi, che in loro proietta il suo desiderio di emancipazione e riscatto dal giogo della cultura eterocentrica che ancora detta legge in tanti contesti, anche in senso letterale. Non stupisce, quindi, che, se una volta i porn performers animavano delle riviste porno abbastanza squallide, adesso sono diventati i protagonisti di antologie fotografiche lussuose e dai titoli evocativi come Gay Porn Heroes, pubblicata recentemente dalla Gmuender e curata – non a caso – dal noto blogger statunitense JC Adams, che da anni si occupa proprio di porno gay.

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Nelle sue 256 pagine, il libro seleziona i 100 gay più iconici e rappresentativi, dagli anni ’70 ad oggi, divisi per categoria – dai villosi ai machos, dai superdotati agli alternativi – e con una scheda molto sintetica che riassume le tappe fondamentali della loro carriera. Al di là della profusione di corpi fisicati, visi sorridenti e membri turgidi, quello che fa riflettere è come – effettivamente – i gay porn performers siano sempre stati dei modelli di riferimento: a partire da Al Parker che lanciò la moda del gay baffuto e in jeans negli anni ’80, ai più recenti performers che si sono fatti conoscere quasi esclusivamente tramite internet, e che non a caso rappresentano un buon 80% dei protagonisti dell’antologia.

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Di sicuro la pornografia gay non va intesa come un manuale di istruzioni, o peggio ancora come una guida comportamentale, anche perché non è quello il suo scopo e purtroppo le leggi di mercato spesso non favoriscono la pornografia responsabile, come prova la recente diffusione del porno bareback, che fino a pochi anni fa era una prerogativa del solo porno etero. Tuttavia è innegabile che la percezione del porno gay stia davvero cambiando, e non bisogna sottovalutare il suo contributo all’emancipazione e all’autoaffermazione della comunità gay, che probabilmente diventerà sempre più visibile negli anni a venire.

di Valeriano Elfodiluce

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