FRANCIA, UNA DESTRA PER I GAY

Se in Italia Berlusconi, Bossi e Fini dicono no alle coppie gay, Oltralpe esiste una destra liberale: lo dimostra questa intervista che Philippe Seguin, candidato della destra a sindaco di Parigi, ha rilasciato a un giornale gay francese.

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PARIGI – C’è anche un’altra destra. Una destra non omofoba. Liberale. Non solo in economia ma anche sulle questioni sociali. C’è, ma in Italia è poco rappresentata. Se Berlusconi da Parigi dice “No alle coppie e alle adozioni gay”, proprio da Parigi arriva l’esempio di una destra diversa. “Siamo tutti diversi, ma diversi da cosa poi..”: eccolo Philippe Seguin, candidato ufficiale del partito gollista Rpr (Rassemblement pour la Republique), alla poltrona di sindaco di Parigi per le elezioni del 2001. Parla dalle pagine di un giornale gratuito gay: “Illico”. Intervista esclusiva di cui vi proponiamo ampi stralci. “Voglio una città conviviale – afferma – nella quale ognuno, qualsiasi sia la sua differenza, possa vivere insieme agli altri”.Philippe Seguin si dice contrario ai ghetti, qualsiasi essi siano. Nella capitale francese esistono il quartiere gay, quello ebraico, quello musulmano e quello cinese. Philippe Seguin afferma realisticamente che “sono a volte una tappa necessaria in una società non ancora arrivata alla fine di un processo di integrazione”. Il candidato gollista, che si trova a dover concorrere con Bertrand Delanoe, un socialista apertamente gay, non pensa nemmeno un istante a tagliare i fondi a questa o quella associazione solo per il fatto che si definisce “gay” e dichiara invece che intende “trattare le associazioni gay come le altre” e che “i criteri di sovvenzione delle associazioni sono gli stessi per tutte. Senza eccezione. Si tratta di giustificare semplicemente la pubblica utilità dell’opera dei diversi gruppi”. Non ritiene utile un mediatore, che esiste in altre città europee, in quanto “se c’è un mediatore vuol dire che c’è un conflitto. E l’obiettivo è quello che non vi sia conflitto. Se sarò eletto indicherò un referente privilegiato per le associazioni gay”. Durante il dibattito sul Pacs, Seguin non si è espresso né a favore né contro: al voto si è astenuto. Ma, afferma, non perché l’argomento non lo interessasse. Piuttosto, giudica quella legge “giuridicamente mal fatta” e afferma che “sebbene il pacs sia stato un successo, ha posto non pochi problemi giuridici. In quanto legge della Repubblica, ora ci sarà modo di migliorarla”.
Nella sua veste di presidente di partito durante il dibattito in aula, Seguin ha controllato che le diverse anime golliste potessero esprimersi su questo argomento e quindi ha chiesto a Roseline Bachelot (l’unica deputata della destra francese ad aver espresso un voto favorevole alle unioni civili) di parlare. Lei lo ha fatto, ma fra le lacrime, per l’ottusità dei suoi colleghi che l’hanno accolta a fischi. E allora, ci risiamo con l’omofobia? “Sono assolutamente favorevole a una legge contro l’omofobia”, assicura Seguin. E candidati gay nelle liste dell’Rpr? “Ce ne saranno, anche se non lo ritengo un motivo su cui basarsi per scegliere un candidato”. Altri gesti pro-gay? “Questa intervista è un gesto. Ne seguiranno altri”. Sempre se i suoi compagni di partito, molto meno liberali, glielo permetteranno.

di Giacomo Leso – da Parigi

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