Una nuova ricerca condotta in tutto il mondo da myGwork, business community per professionisti LGBTQ+, laureati e datori di lavoro inclusivi, ha rivelato che oltre un terzo degli studenti e dei neolaureati si identificherebbe come LGBTQIA+.
Il sondaggio condotto da myGwork su oltre 2.000 studenti ha rilevato che il 59% si identifica come etero e il 36% si definisce appartenente alla comunità LGBTQIA+ . Tre quarti hanno affermato che sarebbero riluttanti a lavorare in aziende in cui non potrebbero essere se stessi, temendo discriminazioni e limitate opportunità di avanzamento di carriera.
La ricerca evidenzia l’importanza di vedere modelli di ruolo LGBTQIA+ visibili in posizioni senior, con l’80% degli intervistati che ha sottolineato come ciò influenzerebbe in modo significativo la propria decisione di accettare una potenziale offerta di lavoro.
I dati hanno mostrato anche alti livelli di discriminazione, con il 48% degli studenti e laureati LGBTQIA+ che hanno denunciato pregiudizi basati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere nelle università o nei luoghi di lavoro. Il 36% ha invece subito personalmente discriminazioni come l’omofobia e la transfobia.
I laureati LGBTQ+ di colore hanno riportato livelli ancora più alti: il 52% ha assistito a discriminazioni basate sia sull’orientamento che sull’etnia, rispetto al 42% dei coetanei bianchi.
Tra gli intervistati il 9% si è identificato come bisessuale, il 9% come uomo gay, il 5% come queer, il 4% come asessuale, il 3% come donna lesbica, il 2% come non binario/genere non conforme, il 2% come pansessuale. Più della metà degli studenti e neolaureati intervistati (53%) si è identificato come cisgender, con il 29% come uomini cisgender e il 24% come donne cisgender. Ma i dati hanno rivelato una significativa rappresentanza di persone non cisgender, con una percentuale sostanziale di intervistati che si identificano con identità di genere diverse dal genere assegnato alla nascita. Ciò include il 13% di persone che si identificano come non binarie, il 7% come gender fluid, il 5% come genderqueer e il 4% come genere non conforme. L’8% degli intervistati LGBTQIA+ si è identificato come transgender: il 4% come uomini trans, il 2% come transmascolini, 1% come donne trans e 1% come transfemminili. Il 4% ha optato per “not listed”
La maggior parte degli intervistati aveva un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, ma il 37% aveva tra i 18 e i 22 anni, suggerendo così come le generazioni più giovani si aspettino l’inclusione totale. Soprattutto nel mondo del lavoro. L’80% degli intervistati LGBTQIA+ sarebbe infatti riluttante ad unirsi ad aziende che non hanno espresso il proprio sostegno alla comunità.
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