Non solo le persone parlano troppo del proprio pisello, ma lo fanno pure male. Nel mondo del sesso (mainstream), il fallo sembra il protagonista indiscusso, come se non potessimo andare avanti se non c’è (e nei fatti, a buona parte della popolazione non può fregare di meno e vive serenamente rapporti sessuali senza coinvolgere alcun pisello). Ma anche quando ci teniamo davvero e non possiamo farne a meno, il pene porta con sé tutta una serie di implicazioni sociali e costrutti sin dall’alba dei tempi: le dimensioni contano? Più è grande, più siamo virili, forti, e potenti?
Come spiega Caterina Di Loreto su Exodus, i simbolismi e le proiezioni costruite intorno al pene, dai media alla società, difficilmente corrispondono alla realtà dei fatti. Nonostante la sempre più accesa conversazione intorno la liberazione dei corpi non conformi stia sdoganando e divulgando forme diverse e più inclusive, c’è ancora la forte convinzione che le dimensioni definiscano “la mascolinità”. Su Exodus si parla di “sindrome di spogliatoio”: ovvero quella tendenza a confrontarsi con i corpi dell’altro, fino a sviluppare una visione distorta del proprio. Diventiamo così ossessionat* con la grandezza del membro, da maturare vergogna e frustrazione, sentendoci sempre meno attraenti e insicuri.
Ma i dati attuali potrebbero aiutarci ad avere un maggiore contatto con la realtà: nella media la dimensione di un pene è una lunghezza fra i 12 e i 16 centimetri, con circonferenza di 12 centimetri. Ma oltre a questi numeri statistici, i peni possono avere innumerevoli forme, a seconda della fisiologia, l’anatomia, e anche la temperatura. Come spiega bene Di Loreto, più che parlare di una misura perfetta, esistono incontri più adatti di altri: questo non significa che la colpa è del partner, ma semplicemente che in determinati contesti riusciamo a sentirci più a nostro agio e trovare un equilibrio con i nostri corpi, dove lunghezza e larghezza cadono in secondo piano. Al contrario, è fondamentale scoprire di più il proprio corpo, lavorare sul piacere reciproco, e superare tutti quei bias che abbiamo interiorizzato a cervello spento.
Quindi le dimensioni contano? No, a meno che non state scegliendo il preservativo. Essendo tutti i peni con forme e dimensioni variabili – senza scale di valore – è fondamentale che anche il condom sia adeguato alla taglia di ogni fallo. Perché se è veramente importante non quanto è grande ma come si usa, un preservativo troppo stretto può stringere fino a far male, interrompere l’erezione, e rompersi con facilità, o nell’estremo opposto, sfilarsi durante il rapporto. L’invito è misurarselo: non per fare a gara con la squadra di calcetto negli spogliatoi (per carità, fateci la grazia) ma per azzeccare le taglie (nello specifico, con un metro da sarta e il pene eretto). I risultati vanno poi confrontati con le misure segnate sulla scatola di ogni marca di preservativo.
Al di fuori di ciò, tutto il resto, sono paradigmi da maschio alfa padrone, delle bugie troppo noiose e ripetitive che non ha più senso raccontarci.
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