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Lorenzo Licitra, l’intervista. “Sanremo è un sogno, con Gabriele Rossi è tutto più bello”

A 6 anni dal trionfo di X Factor Licitra è tornato in tv con Tale e Quale Show e ora ha trovato la sua musica, a lungo cercata. Da oggi in radio "Libero", suo nuovo singolo!

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6 anni sono passati dalla vittoria di Lorenzo Licitra ad X Factor, in grado di battere quei Maneskin poi esplosi a livello globale. Attualmente protagonista su Rai1 grazie a Tale e Quale Show, Licitra, nato a Ragusa nel 1991 e successivamente diplomatosi in canto lirico, torna oggi in radio con Libero, brano, scritto e composto da Giacomo Eva e prodotto da grnd e Giacomo.

Per l’occasione abbiamo intervistato Lorenzo, tra passato, presente e futuro, con l’amore del fidanzato Gabriele Rossi a dargli forza e serenità.

Lorenzo Licitra, l'intervista. "Sanremo è un sogno, con Gabriele Rossi è tutto più bello" - LORENZO LICITRA LIBERO 2023 3 - Gay.it

Partiamo dall’oggi, ovvero da Tale e Quale Show. In 5 puntate sei arrivato 3 volte secondo e una volta primo, venerdì scorso con l’omaggio ad Alex Baroni. Ti aspettavi simili risultati e come sei arrivato al cospetto di Carlo Conti?

“No non me l’aspettavo perché non sapevo come fosse il lato imitazioni, è stata una cosa nuova anche per me. L’intento di andare a fare iun programma del genere è stata mossa anche dal fatto che volessi divertirmi e rimettermi un po’ in gioco, sfruttando anche altri vesti. È stato molto divertente imitare voci che amo molto, non solo Alex Baroni ma anche Marco Mengoni, Diodato. Poi la sorpresa del pubblico che ha gradito è stato il regalo più bello”.

Non a caso sei secondo ad un niente da Gaudiano, vi giocate il primo posto.

“Ambisco proprio al 2° posto, vista la mia storia. Non conta arrivare primi, mettiamola così”.

Infatti nel 2017 vinci X Factor davanti ai Maneskin, pubblichi un EP a fine anno dal titolo In the Name of Love e poi nulla più, se non qualche sporadico singolo. Cosa mancò, all’epoca, per cavalcare quel trionfo?

“Ancora ricordo quella vittoria, mi dico “ma è successa veramente?”. Nonostante siano passati sei anni ancora oggi non riesco a realizzarla. Sono stati anni un po’ difficili, soprattutto a livello di ricerca. All’epoca è mancato da subito un giusto team, una giusta squadra, che potesse insieme a me lavorare ad un album di inediti, di musica più autentica, perché quello era il mio obiettivo. Provarono a tamponare proponendomi album di Natale, piuttosto che progetti che non vedevo inerenti a quel che volessi fare io. Mancò proprio un team. C’è voluto un po’ ma oggi ho le persone giuste accanto, soprattutto dal lato produttivo musicale, ho autori con cui ho enorme stima e felling. Ho risolto una lacuna grave che in quegli anni fu fondamentale”.

A Sanremo 2018 in tanti ti immaginano in gara, perché all’epoca capitava spesso che i vincitori di X Factor venissero poi catapultati all’Ariston, e invece non ci sei. Tanto nel 2018 quanto nelle successive edizioni. È mancata sempre la canzone giusta?

“All’epoca piuttosto che la canzone proprio quell’anno ci fu un problema legato alla durata di X Factor, era proprio a ridosso e il cast era praticamente chiuso. Fu un anno sfigato, perché gli altri anni era molto più facile che chi vinceva X Factor andava quasi di diritto a Sanremo. Negli anni poi non è stato così scontato anche perché Sanremo stesso è cambiato”.

Lorenzo Licitra, l'intervista. "Sanremo è un sogno, con Gabriele Rossi è tutto più bello" - Gabriele Rossi dolce messaggio damore a Lorenzo Licitra - Gay.it

A fine 2021, improvvisamente, Gabriele Rossi fa coming out in tv e al tempo stesso outing, svelando di essere il tuo compagno. Il tutto con una naturalezza insolita e al tempo stesso bellissima. Come hai vissuto quell’intervista, tu che fino a quel momento eri sempre stato molto legato alla tua privacy?

“Con questo ho dovuto combattere con Gabriele da subito, perché lui invece è sempre fatto tutto alla luce del sole, ma anche per una vita vissuta diversamente. C’era un tipo di visibilità diversa. Non ho mai sentito l’esigenza di dover dire con chi fossi, chi avessi accanto. Quando è arrivato Gabriele nella mia vita mi ha sicuramente facilitato questo lato, proprio perché è stato tutto naturale, bello. L’ho vissuto in maniera serena, tranquilla”.

Come e quando è nato l’amore per Gabriele.

“È stato 3 anni.e mezzo fa. Lui mi scrisse subito dopo X Factor, su Instagram, e l’8 gennaio 2020 ci siamo visti a Firenze e non ci siamo più lasciati. È stato un incontro fortunato. Tra le altre cose dal primo incontro c’è stato un anno di messaggi su Instagram, è stato un rapporto molto bello sin dall’inizio. E dura ancora. Poi diciamo che il Covid ha fatto sì che quei 3 anni e mezzo sembrassero otto, perché l’abbiamo vissuto insieme. Anche quella è stata una bella prova, perché ci conoscevamo da pochissimo”.

Di artisti pubblicamente gay nello showbusiness italico non ce ne sono tantissimi. Il mondo musicale viene spesso etichettato come “omofobo”, tanto da costringere molti cantanti a tacere la propria omosessualità. Hai mai percepito simile chiusura?

“Per mia fortuna no. Me ne sarei accorto davvero facilmente. Anche a X Factor, o subito dopo, è sempre stato un sentirsi normali nella normalità. Però so di storie, colleghi, anche avviati, che fanno fatica e hanno fatto fatica perché costretti. Questo è molto triste e il fatto che ancora oggi esista è assai grave. Anche perché la musica deve far trasparire in maniera vera l’artista, quale miglior mezzo per essere se stessi”.



Pochi mesi fa hai partecipato al contest di San Marino per rappresentare il microstato all’Eurovision 2023 con il brano “Never Give Up”. Che esperienza è stata?

“Molto bella e positiva. Ho avuto anche la possibilità di avere dei ballerini, compreso Gabriele che ha fatto anche da coreografo. È stata un’esperienza carina, San Marino è un paradiso di silenzio, mi sono anche riposato. Sono rimasto molto felice, perché il concorso mi ha permesso far conoscere la canzone, ho avuto anche un bel riscontro a livello social. È stato tutto molto positivo”.

Il brano che tu hai presentato a Una Voce per San Marino anticipava una svolta dance già palesatasi con “Eli Hallo” feat. Anggun e ora confermata da Libero, tuo nuovo singolo in uscita venerdì. Si ascolta un Lorenzo Licitra diverso, inedito, apparentemente più consapevole. Com’è nato?

“Questa è una bella scommessa, era tempo che cercavo autori, chi capisse cosa volessi fare. Negli anni in tanti mi hanno detto “peccato che hai lasciato il mondo della lirica, eri un tenore”. Mi hanno detto di tutto. Io ho fatto gli studi classici ma non era quella la mia strada, riconosco che ho esigenze diverse, di comunicarmi al pubblico in maniera diversa, forse un po’ più “popolare” rispetto a come ti guardano nel mondo della lirica. Aver trovato un autore con cui sentirmi libero, comunicare questa libertà nella scrittura, è stato importante. La possibilità di sentirsi liberi anche attraverso il sound, è stato un inno di libertà totale. Personale e non solo”.

Nel brano parli anche di relazioni tossiche da cui slegarsi, trovando il coraggio per ricominciare a vivere secondo le proprie regole. Quali sono state le catene da cui Lorenzo ha dovuto liberarsi?

“All’inizio della mia carriera del giudizio che da subito è arrivato da chi era chiamato a giudicarmi. Penso ai concorsi. Il fattore fisico che non andava, questo peso che veniva considerato fuori dalla norma. Io stavo bene, non l’avevo mai vissuta come una cosa limitante, non ho mai vissuto episodi di bullismo a scuola, non mi sentivo sbagliato o comunque diverso. Ma ai primi concorsi molti produttori mi dicevano “tutto stupendo, la voce va bene ma l’aspetto fisico no, con quello non vai da nessuna parte”. Questo è stato tossico, perché negli anni ho iniziato a soffrirci. Poi ho trovato una situazione e un equilibrio. Nella mia vita personale c’è stata una relazione tossica, qualche anno fa, prima di Gabriele. Anche lì è difficile rendersene conto e capire come uscirne. Il senso di libertà che oggi comunico è proprio quello”.

Un senso di libertà che sul fronte dei diritti LGBTQIA+ appare in questo momento castrato, in Italia. Credi che anche gli artisti dovrebbero esporsi, metterci la faccia, esprimersi, prendere posizione, cosa che al momento in pochi trovano il “coraggio” di fare?

“Già trovo sbagiato parlare di “coraggio”, non c’è bisogno di coraggio per parlare di queste cose. A maggior ragione se abbiamo la voce, l’autorità, l’immagine per poter dire quello che già diciamo è doveroso farlo anche con quello che pensiamo. Sono uno di quelli che se ha da dire qualcosa la dice, che non ha paura di cosa potrebbe pensare la gente. Sono arrivato a vivere serenamente la mia vita e vorrei che tutti la vivessero ugualmente”.

Tornando al brano, possiamo definirlo come inno queer, tra resistenza e rinascita? Se ti chiedessero di essere “padrino” di un Pride nazionale, accetteresti?

“Magari, mi piacerebbe, sarebbe bellissimo”.

Ancor prima dei Pride 2024, Sanremo è alle porte, con la scadenza dei brani da presentare sempre più prossima. Hai provato anche tu ad inviare qualcosa ad Amadeus?

“Diciamo che è un sogno che spero che si avveri, uno ci prova sempre. Sì, è un sogno che vive costantemente perché quello è un palco importante. Bisogna arrivarci con una bella canzone che abbia anche un contenuto importante. Magari questi anni in cui ho preso anche delle porte in faccia mi sono serviti a capire che non ci fosse il pezzo giusto, che serviva tempo, dovevo essere anche io più consapevole del bagaglio. Sarebbe bello, magari!”.

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