Era il 2017 quando il movimento #MeToo si preparava a scuotere Hollywood dalle fondamenta: decine e decine di attrici, modelle, cantanti, più o meno celebri, scelsero allora di rompere il silenzio sugli abusi e le molestie sessuali subite durante il corso della propria carriera.
Un problema sistemico, che nasce in concomitanza con lo star system fin dai suoi albori, quando ancora i film erano in bianco e nero e le figure femminili venivano spesso ridotte a semplici oggetti di desiderio o a ruoli marginali, perpetuando stereotipi di genere e disuguaglianze.
Le vittime preferite, come spesso accade, sono infatti donne e bambin*, gettati in pasto a un tritacarne fatto di produttori e magnati – per la maggior parte etero, bianchi e cisgender – senza scrupoli, che forti della propria influenza e con una buona dose di manipolazione, riuscivano con facilità ad ottenere “favori” in cambio di una carriera di successo.
E se il paradigma fosse sovvertito, svelando radici ancora più profonde del problema, seppur non invalidando l’intrinseca questione della violenza di genere a tutti i livelli?
È l’obiettivo di #MeTooGarcons, hashtag francese utilizzato questa per denunciare violenze e abusi subiti dagli uomini – nello star system e non. Tristemente popolare, l’hashtag ha oggi più di 500 post su Instagram, un numero destinato, purtroppo a salire.
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Lanciato il 22 febbraio dall’attore Aurélien Wiik, #MeTooGarcons diventa oggi un potentissimo strumento per far emergere un tema spesso trascurato, la cui decostruzione è però tassello fondamentale della lotta per la parità di genere.
Lo stesso Wiik, conosciuto per il suo ruolo nella serie Munch, ha denunciato in un post le violenze subite dal proprio agente dagli 11 e 15 anni, invitando altre vittime ad uscire allo scoperto. “I ragazzi del cinema si svegliano” scrive nel post. Per poi sottolineare che il problema è ancora più sentito nella comunità LGBTQIA+. Lo abbiamo visto, ad esempio, nel torbido caso del marchio Abercrombie&Fitch.
“Non possiamo cancellare il passato o il dolore di essere stati vittimizzati, ma possiamo gradualmente ricostruire noi stessi e persino aspirare a ruoli di grande responsabilità – scrive il deputato della sinistra de La France Insoumise, Andy Kerbrat – Ho sperimentato abusi all’età di 3-4 anni da parte di un aggressore che ora non è più in vita, rendendo impossibile ottenere giustizia. Tuttavia, con il sostegno e l’amore ricevuto dai miei genitori, ho imparato che le persone possono credere e amarti. Questo mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi. Continua a parlare, a esprimere chi sei. E se ne hai la possibilità, rivolgiti alla giustizia.”
Ma, ormai, #MeTooGarcons ha sconfinato la celebrità per arrivare anche alle persone comuni, raccogliendo sotto di sé centinaia e centinaia di testimonianze. C’è chi sceglie di rimanere anonimo, chi invece di metterci la faccia. Se in diversi casi la violenza è perpetrata da un uomo, è impossibile non notare anche una grossa fetta di denunce verso donne.
Il che ci porta a una riflessione ancora più profonda sul concetto stesso di mascolinità tossica e patriarcato – e su come esso danneggi non solo le donne, ma anche gli uomini.
Sostenuto da diversi collettivi femministi, #MeTooGarcons ha infatti messo in luce come la concezione dominante della mascolinità, fondata sull’idea di una superiore virilità, forza, dominio, istinto bellicoso e un imperativo di autosufficienza, abbia contribuito non solo alla sottomissione femminile ma anche alla repressione maschile.
Un’ideologia che da una parte ha spinto gli uomini verso la paura dell’impotenza e della vulnerabilità, ostacolando la consapevolezza delle violenze subite, e dall’altra ha permesso a coloro che sfruttano il proprio potere e influenza per esercitare controllo sui corpi altrui – donne o uomini che siano – di agire indisturbati per decenni.
“È arrivato il momento, anche per gli uomini, di emanciparsi e di seguire la strada tracciata dal femminismo” – scrive il sociologo e attivista marsigliese Kevin Vacher in un post su Mediapart. “Si tratta di tradire il patriarcato, di minarne parte delle fondamenta – il silenzio e la lealtà tra uomini – per vederlo crollare davanti a noi”.
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