MILANO – «Un’occasione mancata di civiltà». Così gli organizzatori stigmatizzano l’ennesimo rifiuto da parte del Comune di Milano a concedere il patrocinio alla manifestazione nazionale del Gay Pride prevista per il 4 giugno prossimo.
Oggi la Giunta ha quindi respinto la richiesta dell’assessore ai servizi sociali, Tiziana Maiolo, che voleva dare alla manifestazione dell’orgoglio omosessuale il marchio del Comune. La delibera contro la concessione del patrocinio è stata approvata con 10 voti a favore, 4 contrari (gli assessori Maiolo, Simini, Gallera e Goggi) e un astenuto (Manca). Gabriele Albertini non ha partecipato questa mattina alla riunione di Giunta, però il vicesindaco De Corato ha assicurato che il sindaco era d’accordo con quanto stabilito dalla maggioranza degli assessori.
La notizia giunge dopo settimane di polemica, in cui i politici milanesi non si sono risparmiati battute anche pesanti sulla manifestazione, usando termini come “carnevalata”, “ostentazione”, “eccesso del folklore”, “eccessiva e non funzionale alle esigenze dei gay”. Ultima esternazione colorita, quella del neoassessore alla Cultura, Stefano Zecchi, secondo il quale «il corteo è semplicemente un carnevale che si pone fuori dal periodo del Carnevale».
Gli assessori hanno voluto chiudere la porta lasciando aperto uno spiraglio, e si sono dichiarati disponibili a patrocinare, ad un successivo esame, le singole iniziative (convegni, seminari, incontri e mostre), che saranno proposte agli assessori competenti dalle associazioni gay. Lieti di questo punto di mediazione anche l’assessore all’educazione Bruno Simini, capo delegazione di Forza Italia in Giunta, e l’assessore al decentramento Giulio Gallera, che nei giorni scorsi erano favorevoli alla concessione del patrocinio alla manifestazione.
Decisamente scontenti, invece, gli attivisti di Arcobaleno, il coordinamento delle associazioni che si occupa dell’organizzazione del Pride Milano 2005, secondo i quali «la sfilata è prima di tutto una richiesta di diritti civili, che ancora oggi ci sono negati. Lo si può fare percorrendo la città in silenzio, con le bandiere o la fanfara, oppure in modo allegro e scanzonato. Le provocazioni e la malizia sono nell’animo di chi giudica, non di chi manifesta gioiosamente. Prova ne siano tutte quelle mamme e quei papà che vengono insieme ai loro bambini a manifestare con noi, insegnando loro cosa sia la tolleranza e il rispetto dell’altro».
Un «grazie comunque» gli organizzatori lo rivolgono all’assessore Maiolo a tutti gli assessori e i consiglieri comunali «che, appoggiando la nostra richiesta, han dimostrato che anche a Milano esiste uno spirito laico e liberale, che non teme di sfidare i pregiudizi e i luoghi comuni. Invitiamo l’assessore e i consiglieri tutti a scendere in piazza con noi il 4 giugno e a venirci a trovare al “Le Village”».
Sulla vicenda si esprime anche Franco Grillini, deputato DS e Presidente Onorario Arcigay, secondo il quale «non si è mai visto infatti una sequela di insulti alla manifestazione stessa proferiti dai vari esponenti della giunta per di più pronunciati con la pretesa di fare il bene della “minoranza omosessuale”».
«Se si esclude l’amica Tiziana Maiolo, una delle poche voci coerentemente laiche della destra italiana – fa notare Grillini – anche quest’anno vedremo ripetersi il copione di una Giunta di destra incapace di dialogare con i tre, quattrocentomila omosessuali di Milano. Ben diverso è stato in passato l’atteggiamento delle giunte di centro sinistra. Ricordiamo ad esempio la partecipazione ai Gay pride, di qualche anno fa, dell’allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino, e dell’allora sindaco di Bologna Walter Vitali».
Grillini lancia quindi un appello a tutti gli di sindaci e amministratori democratici «ad essere in piazza con noi il 4 giugno prossimo anche per sottolineare la distanza tra Amministrazioni progressiste e Amministrazioni sorde e conservatrici».
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