Abbattere lo stereotipo machista che circonda l’ambiente calcistico e promuovere una cultura più inclusiva nello sport di base: è l’obiettivo del Torneo di Calcio Contro le Discriminazioni di Identità di Genere e Orientamento Sessuale, organizzato dalla Polisportiva Open Milano ASD e in programma il 23 marzo presso il Centro Sportivo Cappelli.
Milano, conosciuta come una delle capitali europee più dinamiche e aperte, si conferma quindi un epicentro di iniziative volte alla promozione della diversità.
L’evento, che accoglierà 30 squadre da tutta Italia, riflette un movimento più ampio verso l’accettazione e l’integrazione di tutti gli individui nel tessuto sociale, in particolare nel contesto sportivo, tradizionalmente visto come un ambiente di forte connotazione maschilista e, talvolta, esclusivo.
“Trenta squadre convenute per un unico torneo rappresentano una cifra notevole, soprattutto considerando la provenienza nazionale dei partecipanti – spiega Davide Bombini segretario e direttore sociale di Open Milano ASD – Abbiamo infatti squadre provenienti non solo dall’area milanese e lombarda ma anche da città come Napoli, Roma, Bologna, Torino e Padova.
Questa diversità geografica è espressione del respiro nazionale che caratterizza i tornei del circuito di cui facciamo parte. Partecipare a eventi organizzati in diverse città è una tradizione consolidata per noi, che si protrae da anni. L’obiettivo è chiaro: realizzare un grande torneo che dimostri la possibilità di unire sensibilità diverse in un contesto di inclusione e sportività.”
Il torneo verrà strutturato in modo da offrire opportunità di partecipazione a tutti, indipendentemente dal livello di esperienza e dall’identità di genere. Suddiviso in tre categorie – “Coppa Sport per Tutt*, Livello Base“, “Coppa Open Milano, Livello Intermedio” e “Coppa Lombardia, Livello Avanzato“ – l’evento promette di essere un’occasione di competizione sana e di rappresentanza per la comunità LGBTQIA+ nell’ambito sportivo.
“Le tre categorie del torneo sono concepite per essere inclusivamente aperte a partecipanti di ogni genere. La Coppa Sport Per Tutt* in collaborazione con UISP tiene in considerazione il fatto che molte persone transgender si sono viste costrette a interrompere il proprio percorso sportivo.
Di conseguenza, la preparazione atletica di molti partecipanti parte da un livello base, sebbene ciò non valga uniformemente per tutti.
Da quest’anno, grazie alle nuove adesioni, possiamo infatti contare anche su giocatori con una solida esperienza calcistica, arricchendo così il livello tecnico generale.
Per questo motivo, troviamo poi la Coppa Open Milano, destinata a un livello intermedio di competizione, mentre la Coppa Lombardia si rivolge a squadre con maggiore esperienza e abilità, segnando il grado più elevato di competizione tra le nostre categorie.”
Il torneo gode del patrocinio di importanti istituzioni e organizzazioni, inclusi il Municipio 5 di Milano, il CONI Lombardia, UISP Lombardia e Milano, e Arcigay Sport, emblema di riconoscimento e supporto trasversale verso l’iniziativa da parte di istituzioni ed enti del terzo settori.
Durante l’evento, si potrà usufruire di stand informativi allestiti da varie associazioni attive nel sostenere l’inclusione e valorizzare la diversità, inclusi SGS Sport for All Genders and Sexualities, GayMinOut, CIG Arcigay Milano, Arcigay Sport, il MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer, il Progetto Tukiki che si dedica alla promozione dello sport tra persone con disabilità intellettive, e Pride Sport Milano.
Inoltre, tra le presenze illustri, avremo Valerio Moggia del progetto Pallonate in Faccia, che esplora il connubio tra calcio, società e politica.
L’evento si impegna a essere eco-sostenibile, bandendo l’uso della plastica monouso e sarà aperto a tutti senza costi, culminando con le cerimonie di premiazione sul campo stesso. Precedendo l’evento principale, il 22 marzo è previsto un incontro conviviale con aperitivo presso il POP Milano, situato in via Tadino 5, dove verranno annunciati i gruppi partecipanti al torneo.
La messa in piedi del Torneo Contro le Discriminazioni da parte di Open Milano non è solo un evento isolato ma parte di un impegno più ampio per promuovere un ambiente sportivo più inclusivo.
“Quest’anno poniamo un’accentuata attenzione sull’intersezionalità, un aspetto fondamentale che permea ogni nostra iniziativa. Il nome che abbiamo scelto per il torneo, forse il più lungo nella storia, è stato deliberatamente pensato per riflettere la complessità delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Tuttavia, la nostra ambizione va oltre: aspiriamo a un impegno costante e aperto, arricchendoci attraverso il confronto e l’apprendimento da chi possiede esperienze dirette diverse dalle nostre. Sì, il nostro focus include decisamente l’intersezionalità, esplorando anche i temi della razzializzazione e della marginalità economica; è il nostro impegno a comprendere e ad agire su più fronti della discriminazione.”.
Progetti come l’AceTeam – che abbiamo intervistato qualche mese fa –, squadra composta interamente da persone trans* e non-binarie, e “Te lo do io il Qatar” sono solo alcune delle iniziative ideate da Open per rompere le barriere esclusive dello sport a tutti i livelli e offrire più possibilità di partecipazione alle soggettività non conformi.
“L’anno scorso, il nostro focus era sul Qatar; quest’anno, desideriamo approfondire ulteriormente i temi dell’accessibilità e dell’inclusione, prestando particolare attenzione allo sport per le persone LGBT, e in modo specifico, a quelle con identità di genere non conformi.
Ci rivolgiamo quindi a persone trans, non binarie, e a chiunque si identifichi sotto l’ampio spettro trans*, un ambito che, oggi più che mai, si trova al centro di dibattiti e manipolazioni. Si assiste, infatti, a un’interpretazione binaria della questione, usata per escludere dallo sport, in particolare, le persone trans AMAB.
Questo perché le donne trans, ad esempio, sono direttamente colpite dalle normative di enti sportivi nazionali e internazionali. Ma non dimentichiamo le persone non binarie: sebbene non siano escluse in modo esplicito, la loro esistenza stessa sembra essere messa in dubbio o ignorata nel contesto sportivo. Quindi, il problema non è solo chi è escluso, ma anche la mancanza di riconoscimento di queste identità nello sport”
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